L'economia della CampaniaRapporto annuale

Nel 2006 l’economia della Campania è tornata a crescere, interrompendo il ciclo recessivo avviatosi dal 2003. A prezzi costanti, la variazione del PIL è stimata tra l’1,3 e l’1,6 per cento, rispettivamente secondo le valutazioni della SVIMEZ e di Unioncamere-Prometeia.
La ripresa ha interessato con intensità differente le componenti della domanda. I consumi delle famiglie, dopo essere rimasti pressoché stazionari per due anni di seguito, sono lievemente aumentati. Gli investimenti hanno confermato il recupero rilevato nel 2005 mentre le esportazioni, valutate a prezzi costanti, sono cresciute per la prima volta dopo quattro anni.
L’attività produttiva ha accelerato in quasi tutti i settori dell’economia; nei primi mesi del 2007 il clima di fiducia delle imprese si è mantenuto su livelli discreti.
La produzione agraria è cresciuta in valore; nel periodo 2000-05 è aumentata la dimensione economica delle aziende agricole, che hanno anche innalzato la propensione a svolgere attività multifunzionali. Ne è conseguito un recupero di produttività significativo, ma non ancora sufficiente a compensare il divario con il resto del paese.
Di particolare importanza è stata la ripresa del settore industriale. Trainato dal sensibile incremento delle esportazioni, il valore aggiunto dell’industria è aumentato, dopo essere diminuito per quattro anni consecutivi. Tra il 2001 e il 2005, la dinamica del valore aggiunto industriale e delle esportazioni era stata sensibilmente peggiore sia rispetto al resto delle regioni meridionali sia rispetto alle regioni in ritardo di sviluppo di Spagna e Germania, ovvero delle altre due nazioni europee caratterizzate, come l’Italia, da marcati divari territoriali. Le esportazioni campane, in particolare, erano calate di oltre due punti percentuali in rapporto al PIL, riducendosi all’8,4 per cento.
La ripresa degli investimenti industriali, rilevata in un campione di imprese con sede in Campania a partire dal 2005, si è consolidata nel 2006. Tra il 2000 e il 2004, gli investimenti fissi nell’industria regionale erano invece calati dell’1,3 per cento in media d’anno, nonostante il contributo fornito dagli incentivi pubblici: le agevolazioni erogate per il sostegno degli investimenti erano state in quel periodo pari a circa 900 milioni di euro l’anno, corrispondenti a più di un quarto del valore degli investimenti realizzati.
Negli anni recenti, la maggioranza delle imprese industriali campane ha mantenuto inalterate le principali strategie aziendali: cambiamenti nella tipologia di beni prodotti, investimenti nel marchio aziendale e scelte di internazionalizzazione hanno coinvolto una quota limitata di imprese.
Non mancano, nell’industria regionale, esempi di aziende in grado di competere con successo nei mercati internazionali. Il loro numero è tuttavia scarso rispetto alle dimensioni economiche e demografiche della Campania. Risulta marginale il contributo all’ampliamento della base produttiva fornito dagli investimenti diretti dall’estero.
Nel 2006, l’attività del comparto edilizio si è mantenuta su buoni livelli, essenzialmente grazie all’avanzamento dei lavori per opere pubbliche. Hanno continuato a contribuirvi gli investimenti rientranti nel Piano Operativo Regionale 2000-06 per l’utilizzo dei fondi comunitari, le cui risorse risultano impegnate per quasi l’80 per cento.
Relativamente meno favorevole è stata la congiuntura nel comparto dei servizi. Della moderata ripresa dei consumi delle famiglie ha beneficiato soprattutto la grande distribuzione, la cui diffusione resta comunque fra le più basse in Italia. La crescita dei prezzi al consumo continua a manifestarsi lievemente più marcata rispetto al resto del paese.
Le presenze turistiche negli esercizi ricettivi sono rimaste pressoché stazionarie. Sono cresciuti invece, a ritmi ancora elevati, i flussi turistici collegati al traffico delle crociere. Il trasporto merci non ha mostrato variazioni di rilievo.
Nel comparto della logistica e delle infrastrutture di trasporto si concentrano importanti iniziative pubbliche e private; per la realizzazione del “Sistema Integrato della Mobilità in Campania” sono stati spesi 5,6 miliardi di euro tra il 2001 e il 2006.
Il numero di occupati non è mutato in misura significativa: nel 2006 il tasso di occupazione della popolazione in età compresa fra i 15 e i 64 anni è rimasto fermo al 44,1 per cento, il più basso fra le regioni italiane. È proseguita la crescita della quota di popolazione in età lavorativa ma non attiva sul mercato del lavoro. Il fenomeno, più accentuato nella componente femminile, risente anche delle forti carenze nell’offerta di taluni servizi di pubblica utilità, come i servizi di asili nido e quelli dell’assistenza domiciliare per gli anziani.
Il livello di apprendimento e il grado di istruzione della popolazione giovanile risultano inferiori alla media nazionale.
Nel 2006, per la prima volta, i crediti bancari verso clientela residente hanno superato la raccolta. I prestiti sono aumentati del 15,6 per cento, un ritmo elevato e simile a quello del 2005. La decelerazione dei prestiti alle famiglie è stata compensata dalla maggior crescita del credito alle imprese, favorita anche dalla ripresa degli investimenti.
In questo decennio l’indebitamento bancario delle imprese e delle famiglie è pressoché raddoppiato in valore assoluto. Al fenomeno hanno contribuito principalmente i maggiori gruppi bancari nazionali e, soprattutto nel campo dei mutui immobiliari, alcuni intermediari esteri.
Lo scorso anno il costo del denaro è rimasto su livelli contenuti, anche se lievemente crescenti; il differenziale rispetto alla media nazionale si è ridotto. Il tasso di insolvenza, misurato dalla dinamica delle sofferenze bancarie, si mantiene basso nel confronto storico.
È cresciuto a ritmi elevati l’indebitamento delle Amministrazioni locali della Campania, il cui debito consolidato ha raggiunto nel 2006 i 9,2 miliardi di euro, pari a oltre il 9 per cento del PIL e all’8,5 per cento del debito complessivo delle Amministrazioni locali italiane.
Nel corso di questo decennio, l’economia campana non ha evidenziato decise riduzioni nell’entità delle diseconomie esterne che condizionano le attività di lavoro e di impresa. Il ridimensionamento degli ampi spazi occupati da attività economiche illegali e criminali, il completamento delle opere infrastrutturali e di riqualificazione di aree urbane, l’adozione di interventi che accrescano l’efficienza dei servizi forniti dalla Pubblica amministrazione, contribuirebbero ad innalzare la competitività delle produzioni realizzate nel territorio regionale e ad accrescerne la capacità di attrarre capitali, investimenti e flussi turistici.

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