N.1146 - Il mercato interno dei capitali in periodi di crisi: il vantaggio di appartenere a un gruppo di imprese in Italia

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di Raffaele Santioni, Fabio Schiantarelli e Philip E. Strahanottobre 2017

Il lavoro mostra che l'appartenenza ai gruppi industriali ha aiutato le imprese affiliate ad affrontare la prolungata crisi economica, iniziata nel 2008, e le difficoltà di accesso al sistema bancario. L'esistenza di mercati dei capitali interni ai gruppi di imprese ha consentito di trasferire fondi dalle imprese con abbondante cash flow (o con migliore accesso al credito) a quelle che ne avevano meno, alleviando in questo modo le difficoltà di accesso a fonti di finanziamento esterne. Il mercato interno dei capitali ha quindi attenuato i vincoli finanziari associati alla restrizione creditizia.

Nella prima parte del lavoro si mostra che le imprese affiliate a gruppi industriali presentano una probabilità di sopravvivenza maggiore durante la crisi. Tale risultato permane anche quando si controlla per le opportunità di investimento (misurate dal tasso di crescita delle vendite) e per il cash flow delle imprese. La più elevata probabilità di sopravvivenza delle imprese affiliate non dipende solo dalle loro condizioni di bilancio, ma anche da quelle delle altre imprese del gruppo.

Nella seconda parte del lavoro si mostra come le imprese abbiano usato più intensamente il mercato interno dei capitali negli anni della crisi, quando le banche sono state in maggiore difficoltà a causa dell'elevato ammontare dei prestiti in sofferenza. I flussi intra-gruppo si sono diretti da imprese con più elevati livelli di cash flow a quelle con livelli più bassi e con migliori opportunità di investimento. L'uso del mercato interno dei capitali è stato più intenso da parte delle imprese che prendevano a prestito da banche in maggiore difficoltà finanziaria. Infine, la capacità di prendere a prestito dall'esterno da parte delle imprese del gruppo agevola il funzionamento del mercato interno dei capitali; questo canale diventa meno importante quando le condizioni delle banche si deteriorano.

Pubblicato nel 2020 in: Review of Finance, v. 24, 4, pp. 773-811