Negli ultimi cinque anni la dinamica del commercio globale ha sistematicamente deluso le attese a causa della debolezza dell'attività economica mondiale e, soprattutto, della ridotta sensibilità del commercio rispetto al PIL (elasticità).
Il lavoro mostra che alla base della diminuzione dell'elasticità vi è un fenomeno simile a quello osservato durante il cosiddetto Great Trade Collapse del 2008-09, quando la recessione globale colpì con maggiore intensità il settore dei beni scambiabili internazionalmente. La produzione di questi beni e i relativi flussi commerciali sono spiccatamente prociclici e molto più volatili del PIL. Mediante un modello si mostra che quando l'attività economica è più debole del previsto anche l'elasticità del commercio al PIL diminuisce, amplificando l'errore di previsione sulla crescita del commercio internazionale.
I risultati empirici indicano che, negli anni più recenti, la dinamica dei flussi commerciali internazionali è stata compressa soprattutto dalla debolezza della ripresa globale e, in minor misura, da fattori strutturali, quali l'attenuazione della fase di calo delle barriere tariffarie e non tariffarie e una possibile interruzione delle catene globali del valore.
Si mostra, infine, che le previsioni sulla crescita del commercio globale effettuate da istituzioni finanziarie internazionali non tengono conto della ciclicità dell'elasticità e che, correggendo quest'ultima utilizzando informazioni disponibili in tempo reale sulle condizioni congiunturali, è possibile migliorare le previsioni in misura significativa.