Secondo il principio del prezzo unico, in un mercato perfettamente integrato non dovrebbe esistere alcuna differenza di rendimento tra titoli emessi in paesi diversi, a parità di ogni fattore di rischio. Questo lavoro valuta se, e in che misura, la differenza tra il rendimento all’emissione dei titoli di società dei paesi dell’area dell’euro diversi dalla Germania e quello di titoli comparabili di imprese tedesche sia imputabile, oltre che a fattori di rischio relativi agli emittenti e alle caratteristiche specifiche dei singoli titoli, anche al paese di residenza degli emittenti.
L’analisi econometrica è condotta sugli spread all’emissione rispetto ai tassi swap per un campione di obbligazioni emesse sul mercato internazionale da società ubicate in dieci paesi dell’area dell’euro nel periodo 2005-2015.
I risultati suggeriscono che nel periodo immediatamente precedente la crisi finanziaria il mercato dei titoli corporate dell’area dell’euro era divenuto perfettamente integrato: le variabili paese non risultano infatti mai significative, per quegli anni, nelle regressioni econometriche. Nel periodo della crisi finanziaria hanno cominciato a verificarsi alcuni primi scostamenti dalla legge del prezzo unico. Durante la crisi del debito sovrano la frammentazione ha poi raggiunto livelli molto elevati: lo spread rispetto alla Germania ha toccato, per i quattro paesi più colpiti tra quelli inclusi nel campione, valori compresi tra i 112 punti base per l’Italia e i 393 per il Portogallo.
Dopo l’annuncio delle Outright Monetary Transactions (OMT) da parte della BCE nel luglio 2012, i differenziali di rendimento con la Germania hanno cominciato a ridursi, anche se rimangono ampi per Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna, e il mercato nel suo complesso continua a risultare frammentato. Solo nel periodo più recente, caratterizzato dall’annuncio e dalla successiva realizzazione del quantitative easing da parte della BCE, la frammentazione si azzera, tornando a segnalare un mercato pressoché perfettamente integrato.
Pubblicato nel 2017 in: International Review of Financial Analysis, v. 49, pp. 59-68.