N. 1066 - La risposta eterogenea delle vendite interne e delle esportazioni agli shock di credito bancario

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di Ines Buono e Sara Formaigiugno 2016

La produzione e la vendita di beni sui mercati esteri sono caratterizzate da costi fissi e da rischi più elevati rispetto a quelle per il mercato interno. A causa del maggiore fabbisogno di capitale e liquidità necessari per esportare, l’accesso al credito bancario può diventare un fattore chiave per la competitività di un paese.

L’obiettivo del lavoro è stimare l’effetto di shock all’offerta di credito bancario sulle esportazioni delle imprese italiane e confrontare tale effetto con quello sul fatturato complessivo.

L’analisi si basa su dati annuali di fonti diverse, dalla Centrale dei Rischi a CEBI, per il periodo 1997-2008. Per l’identificazione dell’effetto causale dell’offerta di credito sulle esportazioni e sul fatturato si utilizza come strumento il coinvolgimento delle banche creditrici in operazioni di fusione e acquisizione. Vi è infatti ampia evidenza che tali banche tendono a diminuire nel breve periodo il credito erogato, a causa dei cambiamenti organizzativi e strategici tipicamente connessi con la modifica dell’assetto proprietario.

I risultati mostrano che shock idiosincratici alla struttura proprietaria delle banche hanno importanti effetti sull’attività reale delle imprese clienti. In particolare, in seguito a una riduzione dell’offerta di credito bancario, le imprese esportatrici riducono le vendite sui mercati esteri ma non quelle sul mercato interno.

L’analisi empirica evidenzia inoltre che lo stesso shock determina una forte riduzione delle vendite sul mercato interno per le imprese non esportatrici. Nel complesso, a una riduzione del credito del 10% corrisponde una riduzione del fatturato del 12% per imprese non-esportatrici e appena del 3% per le imprese esportatrici (un calo, quest’ultimo, dovuto interamente alla contrazione del flusso di esportazioni).

In conclusione il lavoro mostra come nonostante le imprese esportatrici, generalmente più diversificate e solide, siano meno vulnerabili a restrizioni del credito bancario, l’attività di export sia invece molto dipendente dall’accesso al credito.

Pubblicato nel 2018 in: Journal of International Economics, v. 113, pp. 55-73