Il lavoro fornisce una valutazione quantitativa del contributo di vari fattori alla dinamica dell’inflazione nell’area dell’euro, con particolare attenzione al biennio 2013-14. A tal fine viene utilizzato un modello econometrico che include il prezzo del petrolio, un indicatore della domanda mondiale di beni e servizi prodotti nell’area, il prodotto interno lordo, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo, un tasso d’interesse di politica monetaria e il tasso di cambio dell’euro nei confronti del dollaro. Il modello è stimato su dati trimestrali del periodo tra l’inizio del 1995 e la fine del 2014.
Utilizzando restrizioni coerenti con le implicazioni di modelli macroeconomici strutturali di economia aperta, si identificano quattro diversi shock relativi a: (i) offerta di petrolio; (ii) politica monetaria; (iii) domanda mondiale e (iv) domanda aggregata dell’area dell’euro. Nelle analisi di robustezza vengono inserite anche altre variabili: le quantità e il costo del credito a imprese e famiglie, al fine di tenere conto degli shock all’offerta di prestiti; indicatori delle tensioni sui mercati finanziari globali e su quelli del debito sovrano nell’area; indicatori delle misure non convenzionali di politica monetaria messe recentemente in atto dalla BCE (immissioni di liquidità e acquisti di titoli).
Le stime suggeriscono che per il complesso dell’area dell’euro la discesa dell’inflazione nel biennio 2013-14 è stata determinata da shock negativi al prezzo del petrolio e alla domanda aggregata, nonché da un contributo negativo della politica monetaria convenzionale derivante dall’impossibilità della BCE di ridurre i tassi ufficiali al di sotto di valori prossimi allo zero. I contributi negativi della politica monetaria e della domanda aggregata risultano complessivamente di entità non inferiore a quello del prezzo del petrolio per gran parte del periodo considerato.
Estendendo l’analisi ai principali paesi dell’area, emerge che il contributo negativo della politica monetaria e della domanda aggregata alla bassa inflazione è stato più marcato per le economie maggiormente colpite dalla crisi del debito sovrano.
Anche utilizzando in luogo dell’indice generale dei prezzi al consumo quello “core”, che esclude i beni energetici e alimentari, i risultati confermano che il calo dell’inflazione nel periodo più recente non è stato guidato esclusivamente dalla dinamica delle sue componenti più volatili.
Nel complesso i risultati del lavoro confermano l’adeguatezza delle misure eccezionalmente espansive di politica monetaria adottate dalla BCE al fine di riportare la dinamica dei prezzi su valori in linea con gli obiettivi.