N. 1009 - Capitale sociale e costo del credito: evidenze da una crisi

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di Paolo Emilio Mistrulli e Valerio Vaccaaprile 2015

Una letteratura ampia e consolidata ha evidenziato i nessi tra dotazione di capitale sociale e sviluppo economico e finanziario. Sia che si intenda il capitale sociale come insieme di valori condivisi da una comunità (civicness) sia che lo si intenda come rete di relazioni sociali (network), in tutti e due i casi si può ipotizzare un effetto di mitigazione dei fenomeni di azzardo morale e selezione avversa, tipici del mercato del credito. Questo lavoro verifica questa ipotesi per le imprese, in particolare quelle di piccole dimensioni, che si caratterizzano per un più elevato grado di opacità, accertando se esse ottengono benefici, in termini di costo del credito, dall’essere insediate in aree con una più elevata dotazione di capitale sociale.

In particolare, per tenere conto dei molteplici altri fattori che comunque differenziano un territorio da un altro, si è confrontato,  per un campione bilanciato di relazioni banca-impresa tratte dalla Centrale dei rischi e dalla Rilevazione analitica sui tassi d’interesse, il livello dei tassi d’interesse sui prestiti prima e dopo uno shock esogeno, il fallimento di Lehman Brothers, che ha aumentato l’intensità dei problemi di azzardo morale e di selezione avversa.

Il principale risultato dell’analisi empirica è che le imprese che operano in aree con capitale sociale più elevato hanno registrato, a seguito della crisi di Lehman, un aumento del differenziale tra tassi di interesse sui prestiti e tassi di mercato monetario più contenuto rispetto a imprese simili, operanti in aree con capitale sociale inferiore. L’inasprimento delle condizioni per le imprese insediate in province ad elevato capitale sociale sarebbe di circa 40 centesimi inferiore a quello subito da imprese simili di province a basso capitale sociale.

I benefici del capitale sociale sono più marcati per le imprese con una pluralità di banche creditrici e per le relazioni creditizie non assistite da garanzie: in questi casi le asimmetrie informative sono infatti più ampie e il capitale sociale sopperisce più che in altri a mitigare i rischi per le banche. I benefici non dipendono dalle scelte di localizzazione delle banche o dal grado di apertura al commercio internazionale della provincia nella quale opera l’impresa. Gli effetti del capitale sociale sono inoltre più marcati per le imprese più piccole (con meno di 20 addetti), per le quali le asimmetrie informative nei confronti della banca sono più rilevanti.

L’analisi mostra anche che gli effetti del capitale sociale sul costo del credito dipendono dalle caratteristiche specifiche del capitale sociale stesso. In particolare, i benefici sono limitati a forme di capitale sociale “universalistiche” e non si estendono a forme “particolaristiche”, riferite a definizioni di comunità più circoscritte.

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