N. 1006 - Investimenti diretti esteri in entrata e innovazione: evidenza empirica dalle province italiane

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di Roberto Antonietti, Raffaello Bronzini e Giulio Cainellimarzo 2015

Numerosi paesi hanno attivato politiche di attrazione degli investimenti diretti esteri (IDE) confidando nei possibili effetti positivi che ne possono discendere sulla produttività e sulla capacità innovativa dell’economia che li ospita. Pochi sono però i lavori empirici che hanno quantificato in modo univoco tali benefici.

In questo lavoro si analizza il nesso tra investimenti diretti esteri in entrata di tipo greenfield - che comprendono quelli per l’apertura di nuovi insediamenti di proprietà di un’impresa estera o per l’ampliamento di insediamenti esistenti (ma non quelli relativi a fusioni o acquisizioni con imprese nazionali) - sulla capacità innovativa dell’area locale che ospita l’investimento. Quest’ultima è misurata dalle richieste di brevetti allo European Patent Office (EPO) da parte delle imprese localizzate nella provincia sede dell’investimento. Più in particolare si esamina se gli IDE portino a una variazione nel tempo dei brevetti, tenendo conto, tramite stime con effetti fissi, dell’eterogeneità tra province comunque esistenti nel livello d’innovatività. Inoltre, per tenere conto della causalità inversa tra IDE e innovazione, il modello empirico considera gli effetti successivi nel tempo degli IDE e si adoperano stime con variabili strumentali (utilizzando la diffusione della criminalità come variabile strumentale).

Nel lavoro emergono importanti differenze settoriali negli effetti sull’innovazione degli IDE: una relazione positiva, tra il totale degli investimenti diretti esteri localizzati in una provincia e la capacità innovativa della stessa, emerge nel settore dei servizi privati ad alta intensità di conoscenza (KIBS); nessun legame invece emerge per il complesso dell’economia o per il settore manifatturiero.