La relazione tra il tempo di spostamento per raggiungere il luogo di lavoro e l’offerta di lavoro è stata analizzata principalmente in modelli che considerano il singolo individuo, trascurando le possibili interrelazioni con le scelte lavorative degli altri membri della famiglia. La considerazione congiunta delle scelte all’interno della coppia consente di spiegare perché le donne lavorano e si spostano di meno degli uomini, specialmente se sposate e con figli, e perché un aumento del tempo di spostamento del marito empiricamente è associato a un numero di ore più elevato.
Nella ricerca si elabora un modello che mostra che - se nei consumi complessivi della famiglia vi sono servizi che possono essere prodotti in casa (ad esempio i servizi di cura) - la coppia può rispondere ad un aumento del tempo di viaggio del marito accentuando la specializzazione funzionale dei due partner: la moglie dedica più tempo al lavoro domestico, al limite smettendo di lavorare, mentre il marito aumenta le ore di lavoro sul mercato.
La rilevanza di questo meccanismo è testata empiricamente utilizzando dati per la Germania nel periodo 1997-2010. Per stimare l’effetto del tempo di viaggio del marito sulla partecipazione della moglie e sull’allocazione del tempo familiare, si sfruttano i casi in cui il tempo di spostamento varia perché il datore di lavoro ha cambiato la localizzazione geografica dell’impianto o dell’ufficio in cui lavora il marito, senza che la famiglia abbia spostato la propria residenza.
Dalle stime risulta che un aumento del tempo di viaggio del marito aumenta le ore da questi lavorate, mentre riduce la partecipazione al mercato del lavoro della moglie. Il presente lavoro è il primo a fornire una stima di quest’ultimo effetto. La riduzione della probabilità della moglie di lavorare si verifica nelle coppie con figli, dove il consumo di servizi di cura è non trascurabile, e in quelle in cui il marito ha un elevato livello d’istruzione.
Pubblicato nel 2018 in: Regional Science and Urban Economics, v. 69, pp. 25-37
