N. 890 - Il default delle banche neocostituite e il ruolo del capitale

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di Massimo Libertucci e Francesco Piersantenovembre 2012

Il lavoro valuta la relazione tra il livello iniziale di patrimonializzazione di una banca e la sua probabilità di sopravvivenza. L’analisi è condotta su un campione di 119 banche italiane costituitesi nel periodo 1994-2006, per le quali è stata osservata l’eventuale uscita dal mercato entro il 2011. Oltre al capitale iniziale, lo studio considera un ampio insieme di variabili informative riferite all’assetto organizzativo, agli organi aziendali, al mercato di riferimento e al tipo di operatività dell’intermediario. Rispetto ad altri lavori già presenti in letteratura, l’analisi: (i) si concentra sulle banche di nuova costituzione; (ii) utilizza informazioni che derivano dall’attività di vigilanza, tra cui i giudizi espressi sul profilo organizzativo; (iii) offre una misura dei potenziali benefici, in termini di riduzione della probabilità di fallimento, associati a livelli più elevati di capitale iniziale; (iv) fornisce una valutazione empirica del ruolo della regolamentazione.

L’analisi delle probabilità di sopravvivenza mostra che una maggiore dotazione di capitale iniziale ha effetti positivi e significativi in termini di incremento della vita media e di riduzione della probabilità di uscita dal mercato nei primi anni di vita di una banca. Il rischio di default è inizialmente più elevato e tende a decrescere progressivamente, dopo che la banca ha raggiunto una fase di maturità; il quinto anno di attività, in particolare, sembra rappresentare un punto di svolta nel ciclo di vita di una banca neocostituita, superato il quale il rischio di uscita è significativamente inferiore. Tra le altre variabili considerate, diverse dal capitale iniziale, l’adeguatezza dell’assetto organizzativo e una strategia di crescita bilanciata rivestono un ruolo rilevante nell’evitare l’uscita dal mercato.

 La valutazione degli effetti di una modifica regolamentare che aveva interessato le sole banche di credito cooperativo alla fine degli anni novanta indica, infine, che un intervento regolamentare volto ad aumentare il livello minimo del capitale iniziale necessario alla costituzione di una nuova banca potrebbe essere efficace per ridurre la probabilità di fallimento.

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