N. 867 - Gli effetti di politiche monetarie disinflazionistiche in un modello neo-keynesiano.Un confronto fra regole per il controllo dell’offerta di moneta e regole per il controllo del tasso di interesse nominale

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di Guido Ascari e Tiziano Ropeleaprile 2012

Lo studio delle politiche monetarie disinflazionistiche – volte a ridurre permanentemente il tasso di crescita dei prezzi – è un tema ampiamente dibattuto in macroeconomia. Numerose analisi econometriche hanno stimato i costi in termini di contrazione del PIL associati ai processi di disinflazione. Alcuni studi, in particolare, hanno mostrato come la stima del cosiddetto tasso di sacrificio (sacrifice ratio), pari al rapporto tra il calo cumulato del PIL espresso in punti percentuali e la corrispondente variazione del tasso di inflazione, possa dipendere dal regime di politica monetaria nell’ambito del quale è avviata la disinflazione. Ad esempio, con riguardo alla disinflazione negli Stati Uniti agli inizi degli anni ottanta, considerata da molti osservatori come un esperimento monetarista, Mankiw (1999) stima un tasso di sacrificio paria 2,8 punti percentuali; altri lavori, analizzando una serie di episodi disinflazionistici avvenuti in un gruppo di paesi che nei decenni passati avevano adottato un regime di politica monetaria caratterizzato da un obiettivo quantitativo per l’inflazione, riportano tassi di sacrificio più bassi, in media pari a 0,6.

Il lavoro ha un duplice obiettivo: (i) valutare la capacità di un modello neokeynesiano di equilibrio economico generale, caratterizzato da rigidità nominali e reali, di quantificare i costi della disinflazione in termini di tasso di sacrificio a seconda che la politica monetaria sia condotta attraverso il controllo dell’offerta di moneta (MSR) oppure mediante il controllo del tasso di interesse nominale a breve termine (IRR); (ii) valutare le implicazioni della disinflazione sul benessere dell’agente rappresentativo, distinguendo fra effetti di lungo periodo ed effetti di transizione verso il nuovo equilibrio. La politica di disinflazione è attuata attraverso una riduzione del tasso di crescita dell’offerta di moneta nel caso MSR, mediante una riduzione dell’obiettivo di inflazione e un corrispondente aumento dei tassi di interesse a breve termine nel caso IRR.

Le simulazioni confermano che, nel caso MSR, la disinflazione comporta una recessione più profonda e più prolungata, con un tasso di sacrificio più elevato rispetto al caso IRR. Ciò dipende dal fatto che, nel primo esperimento, l’economia attraversa un periodo prolungato di deflazione, a cui è associato un forte aumento del tasso di interesse reale e, pertanto, una maggiore contrazione dell’attività economica.

Il lavoro mostra, utilizzando una misura di benessere che tiene conto sia dei costi legati alla contrazione dell’attività economica sia dei benefici derivanti dalla minore inflazione, che entrambe le politiche disinflazionistiche comportano un aumento del benessere, per effetto dell’aumento del prodotto indotto dal calo permanente del tasso di inflazione.

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