N. 861 - La politica monetaria e i conti finanziari nell’area dell’euro

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di Riccardo Bonciaprile 2012

La politica monetaria ha un impatto su un vasto insieme di fenomeni economici attraverso una molteplicità di canali di trasmissione che influenzano, tra l’altro, i piani di investimento delle imprese e le scelte di consumo delle famiglie. Numerosi studi si sono concentrati sugli effetti di uno shock monetario, costituito da una variazione improvvisa e inattesa dei tassi d’interesse, sulla produzione industriale, il livello dei prezzi e la quantità di moneta in circolazione. Anche per l’area dell’euro l’evidenza empirica disponibile consente di delineare con precisione l’impatto di una restrizione monetaria: per alcuni trimestri la crescita economica rallenta, mentre l’inflazione e la quantità di moneta in circolazione diminuiscono.

Il lavoro si pone l’obiettivo di identificare l’impatto della politica monetaria su un nuovo insieme di variabili riportate nei conti finanziari (flow of funds), che misurano l’investimento in attività finanziarie e l’indebitamento dei vari settori dell’economia (famiglie, imprese, intermediari finanziari, pubblica amministrazione e settore estero). Diversamente da precedenti studi, condotti su singoli paesi, l’analisi considera l’area dell’euro nel suo complesso, nel periodo dal 1999 al 2009, che comprende la recente recessione mondiale.

I principali risultati indicano che, dopo una restrizione monetaria, le imprese residenti nell’area dell’euro tendono a ridurre il ricorso all’indebitamento bancario, cercando di fare fronte ai minori profitti derivanti dal rallentamento economico attingendo alle proprie risorse finanziarie liquide oppure aumentando il ricorso ai fondi messi a disposizione da altre imprese a esse collegate.

Le famiglie, il cui risparmio finanzia il fabbisogno delle imprese e il disavanzo pubblico, aumentano la propria offerta netta di fondi al resto dell’economia nei trimestri successivi allo shock monetario. La loro risposta al deterioramento del clima economico si traduce in una minore domanda di prestiti, in un aumento del risparmio a fini precauzionali e in una tendenza alla ricomposizione del proprio portafoglio finanziario, con una parziale sostituzione dei depositi bancari con partecipazioni azionarie.

All’orientamento più restrittivo della politica monetaria fa seguito anche un rallentamento del tasso di espansione dei prestiti bancari all’economia, soprattutto quelli a breve termine, verosimilmente riconducibile sia a fattori di domanda sia di offerta.

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