N. 813 - Status giuridico degli immigrati e criminalità: evidenza empirica da un esperimento naturale

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di Giovanni Mastrobuoni e Paolo Pinottigiugno 2011

Il presente lavoro studia la relazione tra status giuridico e propensione al crimine degli immigrati. Da un punto di vista teorico, la concessione dello status legale facilita l’accesso al mercato del lavoro regolare, disincentivando il ricorso ad attività illecite. In termini empirici, l’identificazione di tale effetto è complicata dal fatto che gli immigrati irregolari non sono di norma inclusi nelle statistiche ufficiali; inoltre, lo status legale di ogni individuo è potenzialmente correlato con altre caratteristiche che influenzano i comportamenti criminali, per esempio il livello di istruzione. Per risolvere questi problemi, il presente lavoro utilizza dati individuali di fonte amministrativa sugli ex-detenuti stranieri beneficiari di un procedimento di indulto e sfrutta lo shock esogeno allo status giuridico determinato dal processo di allargamento dell’Unione Europea (UE).

A partire dal 1° agosto 2006, migliaia di detenuti sono stati liberati in applicazione dell’amnistia collettiva approvata un mese prima dal Parlamento italiano; cinque mesi dopo, il 1° gennaio 2007, Rumeni e Bulgari hanno ottenuto lo status legale in Italia e negli altri paesi dell’UE. Il lavoro confronta dunque la variazione nel tasso di recidività, prima e dopo l’allargamento ad est, degli ex-detenuti provenienti dai nuovi Stati membri (725 individui) e da altri paesi che sono candidati ad entrare nell’UE ma che non hanno ancora ottenuto il diritto alla libera circolazione (1.622 individui).

L’evidenza empirica indica che la recidività per i due gruppi rimane identica fino alla fine del 2006 – tra il 5,7 e 5,8 per cento degli individui rientra in carcere in un arco temporale di cinque mesi. Nelle settimane immediatamente successive all’allargamento dell’UE, tuttavia, la probabilità media di riarresto scende repentinamente per Rumeni e Bulgari – al 2,3 per cento nel primo semestre del 2007 – mentre rimane invariata per il campione di controllo. La riduzione si verifica solo tra gli individui precedentemente in carcere per reati con motivazioni economiche (per esempio furti, rapine e spaccio di droga), mentre non riguarda i colpevoli di crimini violenti, ed è più accentuata nelle regioni del Nord, dove l'accesso al mercato del lavoro regolare implica un miglioramento significativo delle opportunità di guadagno; nelle regioni meridionali, caratterizzate da un maggior peso dell’economia sommersa, l’effetto è pressoché nullo.

Questi risultati suggeriscono che il coinvolgimento di una parte della popolazione straniera in attività criminali dipende tra l’altro dalle peggiori prospettive occupazionali associate alla condizione di clandestinità.