N. 810 - L’effetto del “conservatorismo monetario” estero sul benessere socialein presenza di meccanismi di fissazione dei salari non concorrenziali

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di Vincenzo Cuciniellogiugno 2011

Il lavoro si inserisce nel filone di letteratura teorica che analizza l’interazione tra orientamento della politica monetaria e determinazione dei salari in un mercato del lavoro non concorrenziale nel quale le rivendicazioni retributive in un settore sono formulate considerando come dati i salari nominali pagati negli altri settori e tenendo conto degli effetti di tali rivendicazioni sull’inflazione aggregata.

In questi modelli un orientamento della politica monetaria maggiormente indirizzato alla stabilità dei prezzi influenza le richieste salariali settoriali in due modi: da un lato, le modera perché ne rafforza gli effetti negativi sulla domanda di lavoro (“effetto prodotto”); dall’altro, le stimola perché impedisce che gli aumenti richiesti si trasferiscano sui prezzi e favoriscano la domanda di lavoro in altri settori dove i salari non sono aumentati (“effetto sostituzione”).

Il presente lavoro utilizza un modello di economia aperta per esaminare un terzo canale, connesso con gli effetti che la contrattazione in un paese esercita sui salari reali e sui prezzi nazionali rispetto a quelli esteri (“effetto ragioni di scambio”), mettendo in evidenza come gli effetti di questo canale dipendano dall’orientamento sia della politica monetaria interna sia di quella estera.

Nel modello, il rialzo dei prezzi derivante dagli aumenti salariali riduce la competitività delle imprese esportatrici, induce una sostituzione dei beni di produzione nazionale con quelli esteri e diminuisce l’occupazione nel settore esportatore; il maggior consumo di beni importati, d’altra parte, determina nel complesso un aumento del benessere, creando un incentivo alle maggiori rivendicazioni salariali. Questo effetto può essere limitato, oltre che dalla politica monetaria interna, anche da quella dei paesi partner: un orientamento restrittivo nel paese estero si tradurrebbe in un deprezzamento della valuta nazionale rispetto a quella estera e in un conseguente aumento del prezzo delle importazioni rispetto a quello delle esportazioni, che tenderebbe a riequilibrare l’effetto ragioni di scambio.

Nell’insieme, per dato comportamento della banca centrale estera, una politica monetaria più orientata alla stabilità dei prezzi induce una moderazione delle dinamiche salariali nominali e migliora il benessere sociale se gli effetti prodotto e ragioni di scambio prevalgono sull’effetto sostituzione.

Pubblicato nel 2011 in: Journal of Money, Credit and Banking, v. 43, 8, pp. 1719-1734

Testo della pubblicazione