N. 802 - La politica monetaria nell’area dell’euro in condizioni di informazione imperfetta e con dati in tempo reale

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di Stefano Neri e Tiziano Ropelemarzo 2011

Nella recente letteratura macroeconomica la politica monetaria viene generalmente analizzata nell’ambito di modelli che ipotizzano informazione perfetta (tutti gli agenti economici osservano con tempestività ed esattezza lo stato della congiuntura economica e riescono a identificare gli shock che lo perturbano) e vengono stimati su dati definitivi.

Questa impostazione non corrisponde alle condizioni di notevole incertezza in cui, nella realtà, viene attuata la politica monetaria: molte serie macroeconomiche, a cominciare dalla crescita del prodotto interno lordo (PIL), vengono pubblicate con ritardo rispetto al periodo a cui si riferiscono e sono soggette a revisioni successive, anche consistenti; altre rilevanti grandezze economiche, quali l’output gap (differenza fra PIL e PIL potenziale), non sono direttamente misurabili e devono essere stimate.

In questo lavoro analizziamo come cambia, rispetto al caso di informazione perfetta e dati definitivi, la caratterizzazione della politica monetaria quando si assuma informazione imperfetta degli agenti economici e si usino nella stima del modello dati in tempo reale per il PIL e l’output gap (ossia i dati effettivamente a disposizione dell’autorità monetaria nel momento in cui essa assume le proprie decisioni). A tale fine, utilizziamo un modello di equilibrio economico generale che descrive la dinamica congiunta del tasso di inflazione, del PIL, dell’output gap e del tasso d’interesse nominale per l’area dell’euro. Il comportamento della banca centrale è descritto da una regola di politica monetaria. Il modello è stimato con tecniche Bayesiane sul periodo 1999-2008.

Le principali differenze rispetto ai risultati che si ottengono con in formazione perfetta e dati definitivi sono le seguenti. In primo luogo, con informazione imperfetta e dati in tempo reale le combinazioni possibili di volatilità minima dell’inflazione e dell’output gap (la cosiddetta "frontiera efficiente") sono significativamente peggiori; ciò suggerisce che la difficoltà per la banca centrale di stabilizzare l’economia è maggiore di quanto suggerirebbero i modelli comunemente utilizzati. In secondo luogo, la stima de l comportamento della banca centrale indica un a condotta di politica monetaria più inerziale, una minore reazione a variazioni del tasso di inflazione e una maggiore risposta a variazioni dell’output gap.

Pubblicato nel 2012 in: The Economic Journal, v. 122, 561, pp. 651-74