N. 771 - Il prodotto potenziale e l’output gap dell’Italia

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di Antonio Bassanetti, Michele Caivano e Alberto Locarnoottobre 2010

Il lavoro pone a confronto le proprietà di stime alternative del prodotto potenziale italiano, e quindi dell’output gap, ottenute con quattro metodi basati su: (i) un modello a componenti inosservate stimato con metodi bayesiani; (ii) un modello autoregressivo a parametri variabili nel tempo; (iii) un approccio basato sulla stima di una funzione di produzione dell’economia italiana; (iv) un modello autoregressivo vettoriale di tipo strutturale. In aggiunta, sono state valutate le proprietà di misure del prodotto potenziale ottenute aggregando, con media semplice o ponderata, le stime ricavabili dai singoli approcci adottati; i pesi delle medie ponderate sono stati calcolati con metodi bayesiani.

I criteri di valutazione dei modelli impiegati sono i seguenti: (1) la corrispondenza dei punti di massimo e minimo con una datazione indipendente del ciclo economico italiano basata su un ampio ventaglio di variabili macroeconomiche; (2) l’entità delle revisioni a cui le stime sono soggette a seguito della disponibilità di nuove informazioni; (3) la capacità di prevedere la dinamica di breve-medio termine dell’inflazione.

I risultati mostrano in primo luogo che, pur con grado diverso, tutti e quattro i metodi adottati forniscono una caratterizzazione soddisfacente del ciclo economico italiano. Peraltro, i pesi loro assegnati dal sistema di ponderazione bayesiano segnalano che quelli fondati sulle componenti inosservate e sulla funzione di produzione sono caratterizzati da prestazioni migliori rispetto al modello autoregressivo a parametri variabili e a quello vettoriale di tipo strutturale. Considerando che ciascun metodo fornisce comunque informazioni rilevanti e che nessuno fra essi risulta uniformemente superiore agli altri nel tracciare le fluttuazioni del ciclo economico, si è scelto di includerli tutti nelle misure aggregate. Queste ultime, al pari delle singole componenti, non differiscono in misura sensibile dalle stime fornite dalle principali organizzazioni internazionali, con l’eccezione della prima metà degli anni ottanta, corrispondente all’inizio del periodo campionario.

In secondo luogo nonostante tutte le misure di output gap esaminate siano soggette a revisioni non trascurabili in corrispondenza della disponibilità di nuovi dati, esse mantengono una significativa capacità informativa in merito alla collocazione ciclica corrente dell’economia.

In terzo luogo, a differenza di quanto riscontrato in altri studi, le stime dell’output gap hanno capacità previsiva per l’inflazione nel breve e nel medio termine. In particolare, le misure di output gap considerate, se inserite tra i regressori di una curva di Phillips, risultano statisticamente significative e contribuiscono a fornire previsioni più accurate di quelle ottenibili usando come variabile esplicativa il tasso di crescita del PIL.

Infine, la misura di output gap ricavabile da un’aggregazione lineare dei quattro stimatori risulta meno sensibile alle revisioni, più precisa come indicatore delle dinamiche cicliche dell’economia italiana e più efficiente come strumento di previsione dell’inflazione.

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