N. 748 - Come l’immigrazione influenza la mobilità interna dei nativi: nuove evidenze dall’Italia

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di Sauro Mocetti e Carmine Porellomarzo 2010

La popolazione immigrata in Italia è rapidamente aumentata nel corso dell’ultimo decennio, stimolando il dibattito sugli effetti che questo aumento avrebbe avuto per le opportunità occupazionali dei nativi. Tradizionalmente, lo studio di questi effetti si basa sulla relazione tra la presenza degli stranieri nei mercati locali del lavoro e le condizioni occupazionali e retributive dei nativi nelle stesse aree. Questo approccio trascura la possibilità che l’immigrazione possa influenzare anche le scelte di mobilità dei nativi tra i diversi mercati locali del lavoro. Questo lavoro valuta se tale ipotesi sia giustificata studiando l’effetto sulla mobilità interna dei nativi della presenza di immigrati dall’estero.

Si analizza dapprima la relazione tra l’incidenza degli immigrati e le scelte degli italiani descritte dai trasferimenti di residenza tra regioni registrati dalle anagrafi. Poiché gli immigrati presumibilmente tendono a concentrarsi nelle aree con maggiore vivacità economica, quelle verso cui anche i nativi tendono a muoversi, la strategia empirica si basa su regressioni con variabili strumentali. La variabile in proposito adoperata considera la distanza dei singoli mercati locali del lavoro dalla frontiera da cui gli straneri delle diverse nazionalità sono presumibilmente entrati.

I risultati mostrano che l’effetto dell’immigrazione sulla mobilità interna degli italiani è nel complesso limitato. Tuttavia ciò riflette effetti difformi a seconda del titolo di studio. A una più elevata incidenza degli stranieri in un’area si associano maggiori spostamenti netti degli italiani laureati e una riduzione dei saldi migratori di quelli con al massimo la licenza media. A questo effetto differenziato per titolo di studio sembrerebbe in particolare attribuibile parte della modifica nella composizione interna delle migrazioni dal Mezzogiorno verso il Centro-Nord. Queste evidenze sarebbero riconducibili alla presenza di effetti differenziati di complementarietà e sostituibilità tra stranieri e nativi nel mercato del lavoro: l’arrivo di lavoratori stranieri, in genere impiegati in mansioni tecniche e operaie, avrebbe sostenuto la domanda di lavoro per attività gestionali o amministrative, normalmente svolte dai nativi più istruiti. Per contro, la disponibilità di immigrati nelle regioni centrosettentrionali avrebbe soddisfatto la domanda di lavoro tipicamente rivolta ai lavoratori italiani meno istruiti, inclusi quelli provenienti dal Mezzogiorno.

Pubblicato nel 2010 in: Regional Science and Urban Economics, v. 40, 6, pp. 427-439