N. 747 - Effetti macroeconomici di piani di consolidamento fiscale in un’unione monetaria: il caso dell’Italia

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di Lorenzo Forni, Andrea Gerali e Massimiliano Pisanimarzo 2010

Il lavoro valuta gli effetti macroeconomici di politiche alternative di riduzione del debito pubblico utilizzando un modello stilizzato di equilibrio generale che descrive l’economia italiana e quella dell’area dell’euro. Nel modello entrambe le economie sono caratterizzate dalla presenza di un settore privato, costituito da famiglie e imprese, e di un’autorità di politica fiscale che fissa l’evoluzione delle principali voci del bilancio pubblico. Dal lato della spesa pubblica, si distingue tra trasferimenti alle famiglie, acquisti di beni e servizi, redditi da lavoro. Queste ultime due poste di bilancio sono impiegate per produrre un bene pubblico che dà utilità alle famiglie. La spesa pubblica può essere finanziata con debito e tassazione sui redditi da lavoro, da capitale e sul consumo.

I meccanismi attraverso i quali, nel modello, modifiche nelle variabili fiscali influenzano l’economia e il benessere delle famiglie sono relativamente articolati. In particolare, una riduzione della spesa pubblica diminuisce il benessere degli agenti in quanto riduce la disponibilità dei beni pubblici; d’altro canto, essa genera un corrispondente minor carico fiscale futuro, inducendo per questa via un incremento del reddito atteso e dell’incentivo a lavorare, investire e produrre. In base alle simulazioni effettuate, l’effetto positivo della riduzione delle aliquote fiscali sull’offerta dei fattori produttivi tende a dominare (in termini di output e benessere) l’effetto negativo legato alla riduzione della spesa.

Gli scenari presi in considerazione nel lavoro – assunti per ipotesi come perfettamente credibili e non soggetti ad alcun tipo di incertezza – prevedono una riduzione del debito condotta su un orizzonte di 5 anni e realizzata mediante una graduale riduzione delle spese accompagnata da un abbassamento, più contenuto, della tassazione. I risultati delle simulazioni indicano che nel lungo periodo il PIL e il benessere delle famiglie aumenterebbero in misura non trascurabile, anche se con differenze a seconda dall’esatta composizione del consolidamento in termini delle voci di spese e entrate considerate. Qualitativamente i risultati ottenuti non sono legati in particolare modo al caso italiano; utilizzando lo stesso modello per condurre analisi analoghe su altri paesi europei si ottengono indicazioni simili.

Il modello può contribuire a valutare le caratteristiche di massima di un processo di consolidamento fiscale. Va però interpretato con cautela in ragione delle necessarie semplificazioni. In particolare, non si tiene conto dell’incertezza sulla dinamica futura della spesa e del prelievo.

Pubblicato nel 2010 in: Journal of Economic Dynamics and Control, v. 34, 9, pp. 1791-1812