N. 716 - L’euro e la ristrutturazione delle imprese

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di Matteo Bugamelli, Fabiano Schivardi e Roberta Zizzagiugno 2009

Il lavoro fornisce una valutazione quantitativa degli effetti dell’euro sui sistemi produttivi dei paesi europei che l’hanno adottato. Secondo alcuni, l’adozione della moneta unica potrebbe essere alla base della deludente performance di crescita dei paesi europei, in particolare di quelli che in passato avevano fatto maggiore ricorso a deprezzamenti del tasso di cambio per fronteggiare la concorrenza sui mercati internazionali. Secondo altri, la disciplina imposta dalla forza della nuova valuta comune potrebbe aver determinato un rafforzamento dell’efficienza, tramite un mutamento della specializzazione settoriale o una riorganizzazione all’interno dei settori verso attività a maggior valore aggiunto.

Tra il 1998, anno precedente all’introduzione dell’euro, e il 2005 la specializzazione produttiva dell’industria manifatturiera non è mutata in modo significativo né in Italia né nel resto dell’area dell’euro. L’area continua a comporsi di due gruppi: da un lato, le economie che si affacciano sul Mediterraneo, ancora largamente specializzate in produzioni a più basso valore aggiunto (tessile e abbigliamento, cuoio e calzature, mobili); dall’altro, i paesi dell’Europa continentale, forti nell’industria meccanica e chimica, e quelli nordici, dove domina il settore delle telecomunicazioni.

Tuttavia, il lavoro mostra come l’adozione dell’euro abbia indotto una riorganizzazione produttiva all’interno dei singoli settori. Questa riorganizzazione avrebbe sostenuto, a parità di altre condizioni, soprattutto la dinamica della produttività del lavoro nei paesi che tra il 1980 e il 1998 avevano deprezzato maggiormente il proprio cambio e nei settori che utilizzano forza lavoro meno qualificata e tecnologie meno avanzate. In questi paesi e settori il miglioramento della produttività del lavoro non si sarebbe associato a una riduzione dell’occupazione superiore alla media.

Restringendo l’analisi al caso italiano, è possibile identificare le caratteristiche del processo di ristrutturazione del sistema produttivo sulla base di dati più disaggregati. A seguito dell’adozione dell’euro, le imprese hanno spostato il loro focus dall’attività di produzione in senso stretto alle attività a monte e a valle, quali, ad esempio, ricerca e sviluppo, marketing, distribuzione, assistenza post-vendita. Questa ipotesi trova sostegno nell’analisi econometrica condotta su un campione di circa 2.000 imprese manifatturiere italiane, che mostra un calo della quota di operai – per definizione meno coinvolti nelle attività diverse dalla produzione – nel periodo successivo all’introduzione dell’euro, più marcato nei settori a basso contenuto tecnologico. Le aziende che si sono ristrutturate hanno registrato tassi di crescita del valore aggiunto e della produttività più elevati.

Pubblicato nel 2009 in: A. Alesina e F. Giavazzi (eds): Europe and the Euro, Chicago, University of Chicago Press

Testo della pubblicazione