N. 711 - La topologia del mercato interbancario: sviluppi in Italia dal 1990

Go to the english version Cerca nel sito

di Carmela Iazzetta e Michele Mannamaggio 2009

Il lavoro esamina la struttura del mercato dei depositi interbancari in Italia e ne studia le implicazioni per la diffusione di episodi di crisi da una banca al resto del sistema. La metodologia di analisi utilizzata nel lavoro è la “network topology”, che identifica e misura i collegamenti tra gli elementi (le banche nel nostro caso) di un insieme. I dati esaminati sono le consistenze dei depositi interbancari in essere alla fine del mese, rilevati a livello bilaterale tra tutte le banche residenti in Italia, dal gennaio 1990 fino al giugno 2008.

Nel periodo in esame è diminuito il numero di banche che svolgono un ruolo centrale nella ridistribuzione della liquidità nel sistema (“global hub”). Le simulazioni mostrano che l’interruzione dell’attività di negoziazione delle banche che ancora svolgono questo ruolo avrebbe oggi un impatto sulla liquidità del resto del sistema più che doppio rispetto a quello dei primi anni novanta. È infine divenuta più netta la segmentazione tra questi intermediari centrali e il resto del sistema bancario, in particolare per effetto della diminuita attività d’intermediazione delle banche di dimensioni medio-grandi.

Modifiche nella rete (il network) dei rapporti interbancari si osservano anche nelle componenti con minore attività. Sui dati degli anni più recenti è possibile identificare quasi 20 banche, da meno di 5 dei primi anni novanta, la cui crisi isolerebbe piccoli gruppi di altre banche minori, ponendo i presupposti per episodi di illiquidità locali, senza effetti di rilievo sul sistema nel suo complesso (“local hub”).

I risultati mostrano anche che è diminuita la sovrapposizione tra banche che tengono connesso il sistema, nel suo complesso o in singole porzioni di esso, e banche di grandi dimensioni. Nel 2007, sulle prime 10 banche più prossime al centro del network, solo 2 o 3 si collocavano anche tra le prime 10 per volume di depositi interbancari negoziati.

In conclusione, l’analisi indica che il numero di attori centrali per il corretto funzionamento del mercato interbancario è diminuito ed è divenuta più agevole la loro identificazione. Ne può risultare facilitata la valutazione dei destinatari di eventuali interventi di rifinanziamento straordinario, nel contrasto a crisi sistemiche di liquidità. Per contro, la crescita del numero di “local hub” implica che il regolare funzionamento dei principali intermediari sia meno che in passato condizione sufficiente perché la liquidità sia effettivamente ridistribuita a tutte le componenti del sistema bancario.

Testo della pubblicazione