N. 698 - Immigrazione e crimine: un’analisi empirica

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di Milo Bianchi, Paolo Buonanno e Paolo Pinottidicembre 2008

La relazione tra immigrazione e criminalità è al centro di un intenso dibattito in tutti i paesi interessati da rilevanti flussi migratori. L’evidenza empirica al riguardo è tuttavia ancora molto limitata, sia per l’inadeguatezza dei pochi dati disponibili sia per le difficoltà metodologiche insite nella stima dell’effetto dell’immigrazione sul crimine.

Questo lavoro si chiede se la presenza degli immigrati abbia effetti diretti sull’incidenza di diverse tipologie di reato (crimini contro il patrimonio, contro la persona e violazioni della legge sugli stupefacenti). Si impiega una nuova base dati ottenuta incrociando informazioni sui permessi di soggiorno, di fonte Ministero dell’Interno, con quelle sui crimini denunciati nelle province italiane durante il periodo 1990-2003, di fonte Ministero della Giustizia.

Nel periodo in esame, a fronte di una rapida crescita della presenza straniera, non si è registrato nell’intero Paese un aumento sistematico del tasso di criminalità, che invece mostrerebbe una lieve flessione. A livello provinciale, invece, i territori che hanno attratto un maggior numero di immigrati hanno anche registrato tassi di criminalità più elevati, dovuti in particolare a una maggiore incidenza dei crimini contro il patrimonio (80 per cento dei crimini totali nel campione in esame).

Nel lavoro, impiegando appropriate tecniche econometriche, si mostra come i dati consentano di escludere nettamente l’ipotesi che l’immigrazione contribuisca direttamente all’aumento della criminalità. L’associazione statistica tra presenza straniera e tasso di criminalità è quindi dovuta a fattori che muovono entrambe le variabili nella stessa direzione. Un più alto tasso di criminalità e una maggiore presenza di stranieri potrebbero entrambi riflettere il più elevato grado di sviluppo di quelle province: da un lato, gli immigrati vi sarebbero attratti dalle maggiori opportunità d’impiego offerte; dall’altro, costituirebbero un obiettivo preferenziale per compiere crimini contro la proprietà a causa della maggiore ricchezza media, del più elevato grado di urbanizzazione e della maggiore densità di popolazione.

Pubblicato nel 2012 in: Journal of the European Economic Association, v. 10, 6, pp. 1318–1347

Testo della pubblicazione