N. 677 - Le previsioni di inflazione e le decisioni di politica monetaria: l'informazione nazionale è utile?

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di Riccardo Cristadoro, Fabrizio Venditti e Giuseppe Saporitogiugno 2008

La Banca Centrale Europea ha come obiettivo la stabilità dei prezzi, definita come un tasso di inflazione al consumo sui dodici mesi nell’area inferiore ma vicino al 2% nel medio periodo. In questo contesto, la previsione dell’inflazione costituisce un elemento cruciale nella politica della Banca Centrale. Un contributo fondamentale alle decisioni sui tassi di interesse viene dalla valutazione del sentiero futuro atteso dell’inflazione, frutto di un complesso processo di analisi dei dati e della struttura dell’economia di grande interesse sia per i policy makers sia per gli analisti finanziari.

Il lavoro presenta degli indicatori delle pressioni inflazionistiche di medio-lungo periodo (indicatori di core inflation che misurano l’inflazione di fondo al netto di componenti temporanee ed erratiche) che, per costruzione, rappresentano una sintesi delle informazioni contenute in un ampio insieme di statistiche.

La disponibilità di questi indicatori consente di analizzare due questioni: (1) se le serie storiche di variabili relative ai singoli paesi dell’area abbiano o meno un contenuto informativo aggiuntivo — per prevedere l’inflazione dell’area — rispetto alle serie storiche di variabili relative all’intera area dell’euro; (2) se questi indicatori nazionali catturino elementi importanti del processo decisionale della politica monetaria e quindi – anche in questo caso – sia utile sfruttare l’informazione “nazionale”, oltre a quella relativa all’intera area.

La risposta alla prima questione viene fornita simulando la situazione in “tempo reale” di un ricercatore che debba fornire — prima delle riunioni mensili in cui il Consiglio direttivo della BCE prende le decisioni di politica monetaria — una valutazione del sentiero futuro atteso dell’inflazione, sulla base di un ampio insieme di dati analogo a quello normalmente utilizzato dalla BCE per l’analisi economica e monetaria. In particolare, le previsioni di inflazione ottenute mediante indicatori di core inflation costruiti con dati relativi all’intera area dell’euro sono confrontate con quelle ricavabili da analoghi indicatori ottenuti utilizzando anche le statistiche dei singoli paesi e con quelle ottenute da alcuni modelli econometrici basati su un insieme assai più ristretto di variabili. Il periodo di analisi va dal 2001 al 2006.

I risultati delle simulazioni confermano in generale la validità degli indicatori di core inflation proposti per la previsione dell’inflazione agli orizzonti rilevanti per la politica monetaria (1-2 anni); la qualità di queste previsioni è superiore, ad esempio, a quella ottenibile con altri modelli più parsimoniosi. Per quanto riguarda la rilevanza empirica degli indicatori nazionali, non emerge un contenuto informativo aggiuntivo rispetto alle statistiche dell’intera area.

La seconda questione, ovvero il ruolo delle informazioni nazionali nel processo decisionale della politica monetaria comune, è invece analizzata stimando delle semplici regole di politica monetaria (Taylor rules) basate su una relazione lineare tra tassi di interesse a breve termine, inflazione attesa e una misura dell’attività economica (output gap, cioè la differenza tra output effettivo e output producibile con pieno impiego delle risorse). Anche in questo caso è stata effettuata una simulazione con i dati disponibili in “tempo reale”. I risultati mostrano che la misura di core inflation basata sui dati relativi all’intera area, inserita nelle regole di politica monetaria considerate, consente di “spiegare” in maniera soddisfacente le decisioni di policy, senza miglioramenti significativi derivabili dall’aggiunta di informazioni nazionali.

In conclusione, l’analisi condotta in questo lavoro non fornisce evidenze a favore dell’impiego di informazioni disaggregate per paese nella previsione dell’inflazione dell’area dell’euro agli orizzonti rilevanti per le decisioni di policy. Inoltre, le informazioni nazionali (aggiuntive rispetto alle statistiche relative all’intera area) non sembrano contribuire in maniera significativa alla spiegazione dell’andamento dei tassi d’interesse di policy della Banca Centrale Europea.