N. 673 - Variabilità della crescita e rimesse degli emigrati

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di Matteo Bugamelli e Francesco Paternògiugno 2008

Il saggio analizza il ruolo delle rimesse degli emigrati come fattore che attenua la variabilità della crescita nei paesi in via di sviluppo ed emergenti.

La variabilità nel tempo della crescita di un paese — misurata con riferimento alla dinamica del PIL pro-capite — incide negativamente sia sulla crescita economica, poiché, ad esempio, potrebbe frenare ceteris paribus gli investimenti, sia sul benessere degli individui, poiché favorisce la diffusione della povertà. Nel tentativo di individuare le determinanti di tale variabilità, la letteratura economica si è concentrata sul livello di sviluppo economico e finanziario, sulla politiche macroeconomiche e sul grado di apertura commerciale e finanziaria.

Il contributo di questo lavoro è quello di analizzare, oltre ai fattori tradizionali considerati finora, anche il ruolo delle rimesse degli emigrati. In seguito all’intensificarsi dei flussi migratori dai paesi meno sviluppati a quelli avanzati, i trasferimenti di fondi da parte degli emigrati verso i loro paesi di origine hanno infatti raggiunto livelli ragguardevoli; attualmente rappresentano, nella media dei paesi in via di sviluppo ed emergenti, la seconda fonte di finanziamento esterno dopo gli afflussi di investimenti diretti esteri. La crescente attenzione che gli economisti e i policy-makers stanno rivolgendo a questi flussi è da attribuire non soltanto alla loro dimensione, ma anche alle loro caratteristiche cicliche: le rimesse infatti sono più stabili e meno “sensibili” alle condizioni congiunturali di altri flussi di capitali e, spesso, del credito bancario al settore privato.

In virtù di queste proprietà, elevati afflussi di rimesse degli emigrati potrebbero ridurre la variabilità dei consumi e degli investimenti e, per questa via, del PIL. Per verificare questa ipotesi è stato utilizzato un campione di dati annuali riferiti a circa 60 paesi emergenti e in via di sviluppo nel periodo 1980-2003.

Confermando i risultati ottenuti in letteratura, le stime mostrano che la variabilità della crescita aumenta all’aumentare del grado di apertura commerciale verso l’estero e della variabilità degli impulsi di politica monetaria. La relazione tra il grado di sviluppo finanziario e la variabilità della crescita risulta invece prima negativa e poi positiva (inizialmente lo sviluppo finanziario attenua la variabilità della crescita, grazie alla capacità dei mercati finanziari di ridurre la dipendenza delle scelte di consumo e di produzione dalle condizioni congiunturali; raggiunto un elevato grado di sviluppo finanziario, invece, il più elevato indebitamento di famiglie e imprese, reso possibile da mercati finanziari molto sviluppati, può amplificare le fluttuazioni cicliche). Per quanto riguarda i flussi finanziari internazionali, non emerge un effetto significativo.

Il principale risultato del lavoro è che, quando un paese beneficia di consistenti afflussi di rimesse, la variabilità della crescita si riduce significativamente. Secondo le stime, nel caso ad esempio della Tunisia — un paese sufficientemente rappresentativo del campione, in cui le rimesse degli emigrati sono state pari, nella media del periodo in esame, al 4 per cento del PIL — le rimesse avrebbero ridotto la variabilità della crescita di circa un quarto. I risultati del lavoro sono robusti all’utilizzo di differenti misure di rimesse degli emigrati; inoltre, non sembrano imputabili né all’esistenza di altri fattori istituzionali né a problemi di causalità inversa.

Pubblicato nel 2011 in: Economica, v. 78, 311, pp. 480-500

Testo della pubblicazione