N. 642 - Test di cointegrazione per processi a elevata persistenza

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di Gianluca Morettisettembre 2007

L’analisi di cointegrazione sottopone a verifica l’esistenza di relazioni di lungo periodo tra due o più variabile economiche e studia l’evoluzione di queste intorno all’equilibrio. Per tali finalità, negli ultimi anni sono stati sviluppati diversi approcci; in particolare, quelli proposti, rispettivamente, da Engle e Granger e da Johansen sono molto utilizzati, in quanto relativamente semplici e intuitivi. Tuttavia, come recentemente mostrato in numerosi lavori, le tecniche econometriche basate su quei metodi, usate comunemente nell’analisi di cointegrazione, presentano un inconveniente: esse non sono in grado di individuare relazioni di lungo periodo qualora le variabili tendano a fluttuare in maniera persistente intorno all’equilibrio, senza raggiungerlo per lungo tempo. Poiché le variabili economiche tendono spesso a deviare a lungo dalle relazioni di equilibrio, la mancata conferma empirica di diverse relazioni dettate dalla teoria economica potrebbe discendere da quella proprietà delle tecniche tradizionali di analisi di cointegrazione.

Questo lavoro presenta un approccio per sottoporre a verifica l’eventuale presenza di una relazione di lungo periodo tra due variabili economiche che fluttuano intorno all’equilibrio discostandosene in maniera persistente (cosiddette relazioni “a memoria lunga”). Innanzitutto, viene introdotta una metodologia che è in grado di individuare un equilibrio di cointegrazione anche nel caso di relazioni a memoria lunga.

La metodologia proposta è robusta, cioè non perde di efficacia al variare delle ipotesi sulle proprietà delle serie prese in esame. Si mostra poi che l’approccio presentato nel lavoro consente di trovare conferma empirica per alcune delle relazioni suggerite dalla teoria economica per le quali i criteri usuali raggiungono conclusioni opposte. In particolare, l’approccio proposto viene applicato per verificare, utilizzando dati relativi all’economia del Regno Unito, le relazioni tra differenziali d’inflazione, tassi d’interesse e tasso di cambio descritte dalle teorie della “parità del potere di acquisto” (PPP) e uncovered interest rate parity (UIP). È ben noto in letteratura che entrambe le relazioni — anche se economicamente plausibili — non sono, di norma, empiricamente confermate utilizzando le tecniche tradizionali di analisi di cointegrazione. I risultati del lavoro mostrano che l’approccio presentato è in grado di individuare una relazione di equilibrio a memoria lunga tra le variabili.

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