N. 617 - Una misura dell'inflazione di fondo nell’area dell'euro utile ai fini della politica monetaria

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di Stefano Siviero e Giovanni Veronesefebbraio 2007

Nella letteratura recente sulla politica monetaria sono stati proposti vari indicatori dell’inflazione di fondo, volti a identificare le componenti persistenti dell’inflazione, allo scopo di coadiuvare le banche centrali nel perseguimento dell’obiettivo della stabilità dei prezzi (definito in termini di indice di inflazione aggregato). L’utilità di tali indicatori è stata spesso messa in discussione nel dibattito accademico e istituzionale, anche per l’assenza di solide basi teoriche di riferimento.
In questo lavoro si delinea un approccio alla costruzione di una misura di inflazione di fondo che risponde esplicitamente alle obiezioni sollevate in letteratura nei confronti degli indicatori disponibili: la misura qui proposta viene infatti ottenuta come quella particolare combinazione lineare delle componenti disaggregate dell’indice dei prezzi al consumo in grado di fornire la migliore guida per l’azione della politica monetaria. Il primo passo nella costruzione di tale misura consiste nell’ipotizzare che la banca centrale possa rispondere in modo differenziato alla dinamica degli indici settoriali dei prezzi, anziché, come nelle formulazioni usuali, soltanto all’inflazione aggregata. In linea con la vasta letteratura sulle regole ottimali di politica monetaria si assume poi che la banca centrale persegua l’obiettivo di minimizzare la varianza del tasso di inflazione e dell’output gap, nonché la volatilità del tasso di interesse. La soluzione del problema di ottimizzazione descritto viene impiegata per costruire un indicatore di inflazione di fondo nel quale i pesi dei diversi indici settoriali sono scelti per massimizzare l’efficacia della politica monetaria.

I dati utilizzati nell’analisi empirica si riferiscono a un semplice modello trimestrale per l’area dell’euro che descrive la dinamica dei prezzi in quattro settori (beni al netto di energetici e alimentari, servizi, prodotti energetici e prodotti alimentari) e l’andamento della domanda aggregata. Il modello viene inoltre impiegato per valutare i risultati che la banca centrale potrebbe conseguire se reagisse in maniera ottimale ad alcune delle più diffuse misure di inflazione di fondo, tipicamente calcolate depurando l’indice aggregato delle sue componenti più volatili. Il principale risultato è che, basando le proprie decisioni sull’utilizzo di tali misure, l’autorità di politica monetaria dell’area conseguirebbe risultati nettamente meno soddisfacenti — in termini di riduzione della varianza del tasso di inflazione, dell’output gap e del tasso di interesse — rispetto a quelli ottenibili impiegando l’indicatore proposto in questo lavoro. Si mostra inoltre che quest’ultimo risulta superiore a quelli tradizionali anche nel cogliere le tendenze future della dinamica dei prezzi su un orizzonte fino a tre anni.