N. 613 - Investimenti diretti all'estero e crescita dell'occupazione a livello locale in Italia

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di Stefano Federico e Gaetano Alfredo Minervafebbraio 2007

Il saggio esamina l’andamento dell’occupazione in 103 province italiane e in 12 settori manifatturieri tra il 1996 e il 2001, mettendolo in relazione con gli investimenti diretti all’estero (IDE) effettuati nello stesso periodo. Lo studio intende verificare se e in quale misura l’occupazione a livello locale in Italia sia influenzata dalle decisioni di investire all’estero da parte delle imprese.
Rispetto alla letteratura esistente, che si è concentrata sulla domanda di lavoro proveniente dalle aziende multinazionali, questo lavoro estende l’analisi alle unità produttive di tutte le imprese operanti in una certa provincia e in un certo settore. Ciò consente di tenere conto, almeno parzialmente, della possibilità che scelte di internazionalizzazione si ripercuotano non soltanto sull’impresa investitrice ma anche sui suoi fornitori.
L’analisi econometrica mostra che, controllando per la struttura industriale (specializzazione produttiva, dimensione media degli stabilimenti, ecc.) e per le specificità dell’economia locale, emerge una relazione positiva tra la crescita del numero di occupati nell’area e il livello di IDE, in particolare quelli destinati ai paesi avanzati. Tale risultato si rivela robusto all’inclusione nell’analisi di altre variabili di controllo, quali le esportazioni, la produttività totale dei fattori e lo stock di capitale accumulato dalle imprese sul territorio nazionale.
La correlazione positiva è particolarmente pronunciata in alcuni settori a elevata intensità di capitale; si attenua, in media, nei settori a elevata intensità di lavoro, ma in nessuno di essi emerge una relazione negativa tra IDE e dinamica degli addetti. Anche nelle unità produttive di piccola dimensione, che comprendono fornitori delle imprese multinazionali, l’occupazione non sembra risentire negativamente del grado di internazionalizzazione dell’area.
I risultati del lavoro confermano quelli di altri studi, già disponibili in letteratura, che hanno evidenziato come l’aumento degli investimenti all’estero generalmente non sia associato a un calo dell’occupazione interna. Indicazioni analoghe provengono da un campione di imprese multinazionali italiane, secondo cui solamente in un numero limitato di casi la produzione di beni e servizi all’estero ha avuto nel tempo un impatto negativo sul numero degli addetti in Italia, mentre nella maggior parte delle aziende l’effetto è stato trascurabile o positivo.
Diversi fattori possono essere alla base di tale fenomeno. Innanzitutto, l’investimento all’estero non comporta necessariamente la chiusura di uno stabilimento in Italia, quando è parte di una strategia di espansione della capacità produttiva di un’impresa; ciò avviene di frequente nelle fusioni e acquisizioni transfrontaliere, che sono comprese nei dati sugli IDE.
Inoltre, gli IDE possono avere un effetto positivo sulla crescita dell’impresa investitrice, facilitando l’accesso a nuovi mercati o significative riduzioni dei costi operativi, favorendo la specializzazione in determinate fasi del processo produttivo ovvero richiedendo più addetti nelle sedi centrali per coordinare e supervisionare le attività svolte all’estero; anche l’impatto sull’occupazione dei fornitori può essere positivo, aumentando la domanda di beni intermedi o di investimento da utilizzare negli stabilimenti all’estero.

Pubblicato nel 2008 in: Review of World Economics, v. 144, 2 , pp. 295-324