N. 595 - Una rivisitazione dell'evidenza empirica sulla domanda di liquidità delle imprese

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di Francesca Lotti e Juri Marcuccimaggio 2006

Sin dai primi anni trenta, con la Teoria Generale di Keynes, l’analisi della domanda di moneta si è concentrata su dati aggregati. Solo in anni più recenti, grazie alla crescente disponibilità di dati individuali su imprese e famiglie, è stato possibile analizzare la domanda di moneta con modelli microfondati.

Lo scopo del presente lavoro è quello di analizzare i meccanismi che regolano la domanda di liquidità delle imprese. Il contributo al dibattito sull’argomento è duplice: da un lato, i modelli teorici precedentemente utilizzati in letteratura sono stati modificati per tenere conto di una possibile fonte di eterogeneità tra le imprese; dall’altro, l’analisi empirica si basa su una tecnica di stima per panel non bilanciati, cioè di un campione aperto di imprese, in cui possono verificarsi processi di entrata e di uscita, e questo consente di ottenere stime più precise.

La letteratura empirica precedente ha usato dati aggregati a livello di industria, non facendo quindi alcuna distinzione tra i diversi settori. Molti lavori hanno, inoltre, fatto ricorso a semplici stime di tipo cross-section. Nel presente lavoro si è utilizzato il database COMPUSTAT, che comprende l’universo delle imprese quotate degli Stati Uniti, per stimare la domanda di liquidità di quelle appartenenti al settore manifatturiero e a quello del commercio.

Le ragioni per mantenere un simile livello di disaggregazione sono almeno due: la prima è che i settori sono influenzati dal ciclo economico in misura diversa; la seconda è che imprese appartenenti a diversi settori sono soggette a regolamentazioni diverse per quanto riguarda la redazione dei bilanci. Ciò fa sì che una semplice aggregazione possa portare a risultati fuorvianti.

Il grado di rappresentatività del campione delle imprese di COMPUSTAT e la lunghezza dell’intervallo temporale consentono di separare il contributo delle diverse componenti della domanda di liquidità da possibili errori di misura.

Il principale risultato è che l’elasticità della domanda di moneta rispetto al fatturato è inferiore all’unità, e quindi di entità più contenuta rispetto a quanto riscontrato nella letteratura precedente. Le imprese più grandi, inoltre, detengono in proporzione meno liquidità di quelle di quelle più piccole.

Pubblicato nel 2007 in: Journal of Economics and Business, v. 59, 1, pp. 51-73

Testo della pubblicazione