N. 594 - Gli effetti della regolamentazione sul mercato del lavoro: il settore commerciale italiano

Go to the english version Cerca nel sito

di Eliana Vivianomaggio 2006

Secondo la letteratura economica non solo le rigidità del mercato del lavoro, ma anche quelle del mercato dei beni possono avere effetti negativi sulla crescita dell’occupazione. Per contro, una tipologia di rigidità, quali le barriere all’entrata viene spesso giustificata come uno strumento per tutelare i livelli occupazionali nel settore protetto.

Questo lavoro analizza gli effetti della regolamentazione delle grandi strutture di vendita al dettaglio sull’occupazione nel settore del commercio in Italia. In seguito al cosiddetto decreto Bersani (D. lgs. 114/98), il comparto è regolato da norme regionali caratterizzate da diversi gradi di restrizione alle condizioni di entrata di nuovi operatori della grande distribuzione. Tale eterogeneità consente di identificare gli effetti delle diverse normative sulla crescita dell’occupazione nelle varie aree.

L’analisi econometrica si basa sulla tecnica denominata diff-in-diff: si selezionano due aree geografiche relativamente omogenee dal punto di socio-economico e demografico, ma sottoposte a differente regolamentazione. L’effetto delle barriere all’entrata viene quindi identificato comparando l’evoluzione dell’occupazione nelle due aree. A tal fine si considerano alcune province delle Marche e dell’Abruzzo, due regioni simili quanto a struttura economica, ma caratterizzate da un diverso grado di restrizione alle condizioni di apertura di nuove strutture della grande distribuzione. Nelle Marche, almeno fino al 2002, la normativa per l’accesso di nuovi operatori della grande distribuzione era infatti più favorevole che in Abruzzo.

I risultati dell’analisi econometrica suggeriscono che l’effetto complessivo della liberalizzazione delle entrate nel segmento della grande distribuzione è positivo, con un innalzamento della quota di occupati nel settore sul totale della popolazione in età lavorativa stimato pari a poco meno di un punto percentuale. Tale effetto è determinato da una significativa crescita degli occupati nelle grandi strutture di vendita e dalla stazionarietà dell’occupazione nelle strutture di piccola dimensione. Nelle aree interessate dalla liberalizzazione si è verificata anche una variazione della struttura occupazionale della rete di piccola distribuzione: è diminuito il numero di proprietari ed è aumentato quello dei lavoratori dipendenti. Questi risultati sono compatibili con l’ipotesi che l’accresciuto grado di concorrenza induca le piccole imprese a intraprendere processi di ristrutturazione e riorganizzazione in reti o in franchising. I risultati appaiono robusti anche a diversi controlli e specificazioni alternative.

Pubblicato nel 2008 in: Labour Economics, v. 15, 6, pp. 1200-1222