N. 581 - E' davvero cresciuta l'inflazione dopo l'introduzione dell'euro? Le indicazioni fornite dai prelievi di contante

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di P. Angelini e F. Lippimarzo 2006

La diffusa opinione che l’introduzione dell’euro si sia associata a una crescita dei prezzi superiore a quella misurata dagli istituti di statistica ha indotto in molti cittadini dei paesi dell’area la convinzione che i dati ufficiali siano distorti. Diversi studi hanno sostenuto che una tale percezione non è necessariamente incoerente con la correttezza dell’indice dei prezzi al consumo, nel nostro paese rilevati dall’Istat. La discrepanza tra percezioni e dati statistici può essere spiegata, almeno in parte, da specifici aspetti delle tecniche di misurazione e da meccanismi psicologici.

Questi studi non affrontano tuttavia la questione dell’eventuale presenza di errori di misurazione nei dati ufficiali. Il tema è difficile da trattare in maniera rigorosa per la mancanza di misurazioni affidabili alternative a quelle ufficiali. La maggior parte delle misure proposte per documentare aumenti dei prezzi superiori a quelli rilevati dall’Istat sono basate su un insieme ristretto di beni e servizi e utilizzano criteri metodologici non adeguatamente documentati, in particolare per quanto riguarda le caratteristiche del campione e le procedure di rilevazione dei prezzi.

Il presente lavoro tenta di aggirare tale ostacolo analizzando la coerenza tra le statistiche ufficiali sull’inflazione e il contante prelevato dagli sportelli automatici Bancomat, uno dei principali strumenti di pagamento utilizzati nelle transazioni al dettaglio. Questo tipo di inferenza, sebbene di natura indiretta, ha il vantaggio di basarsi su dati rilevati dalla banca centrale in maniera del tutto indipendente da quelli acquisiti dall’istituto di statistica sui prezzi. L’intuizione alla base dell’analisi è la seguente: se dopo il passaggio alle banconote e alle monete in euro si fosse verificato un forte aumento del livello dei prezzi ciò avrebbe dovuto riflettersi in qualche misura sull’utilizzo degli strumenti di pagamento, e dunque anche sulla domanda di contante.

Il lavoro mostra che le serie storiche dell’importo medio unitario e della frequenza dei prelievi da Bancomat rimangono sostanzialmente immutate prima e dopo il changeover. I valori registrano oscillazioni relativamente contenute attorno ai 162 euro e ai 6,3 prelievi per trimestre, rispettivamente. Ciò non consente tuttavia di concludere in maniera rigorosa che le statistiche ufficiali non abbiano sottostimato l’inflazione, per varie ragioni. La principale è che l’andamento “normale” dei prelievi di contante potrebbe aver riflesso un analogo andamento “normale” della spesa nominale per consumi, che tuttavia potrebbe nascondere un forte aumento del livello dei prezzi (superiore a quello misurato dall’Istat) compensato da un calo delle quantità (di entità superiore a quanto indicato dalle statistiche ufficiali).

Buona parte del lavoro è pertanto dedicata a un’analisi econometrica della domanda di prelievi da Bancomat, in grado di tenere conto in maniera rigorosa di questa e di altre obiezioni. Da un punto di vista tecnico, l’analisi mostra che qualora i prelievi di circolante delle famiglie dipendano dal livello dei prezzi, e non soltanto dalla spesa nominale (ipotesi fortemente supportata dai dati), l’andamento del circolante può essere utilizzato per ricavare informazioni indirette sulla crescita dei prezzi dopo l’introduzione del circolante in euro.

Le stime, in linea con l’analisi grafica, non evidenziano segni di instabilità strutturale nel biennio 2002-2003. Inoltre, esse consentono, date alcune premesse, di verificare in maniera rigorosa l’ipotesi che a partire dal primo trimestre del 2002 le statistiche ufficiali abbiano continuato a riflettere in maniera accurata la crescita dei prezzi. Il risultato principale del lavoro è che tale ipotesi non può essere rifiutata statisticamente.

In conclusione, l’assenza di dinamiche anomale nella serie dei prelievi di circolante da sportelli Bancomat, sia in Italia che negli altri paesi dell’area dell’euro, rende poco plausibile l’ipotesi che nel biennio 2002-2003 il livello dei prezzi sia aumentato in maniera significativamente superiore rispetto a quanto indicato dalle statistiche ufficiali.

Pubblicato nel 2007 in: International Journal of Central Banking, v.3, 4, pp.1-22