N. 578 - Produttività e concorrenza estera

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di M. Bugamelli e A. Rosoliafebbraio 2006

Nel dibattito sulla recente evoluzione dell’economia italiana particolare attenzione è stata dedicata agli effetti della concorrenza sui mercati internazionali esercitata dalle imprese localizzate nei paesi a più basso costo del lavoro. I processi di liberalizzazione commerciale avrebbero accresciuto, nel corso dell’ultimo decennio, le pressioni competitive a livello globale, soprattutto nei settori di specializzazione dell’economia italiana come il tessile, l’abbigliamento, cuoio e calzature.

Il lavoro studia la relazione empirica tra l’aumento delle quote di mercato mondiale dei paesi meno avanzati e la produttività del lavoro in Italia, con riferimento all’industria manifatturiera nel periodo 1982-2002. L’obiettivo è di individuare l’esistenza di un nesso causale che va dalla concorrenza alla produttività, facendo leva sulla natura esogena, rispetto al grado di efficienza dei produttori italiani, dell’entrata sui mercati internazionali delle imprese localizzate nei paesi in via di sviluppo.

Le stime mostrano che l’aumento della concorrenza si riflette positivamente sull’andamento della produttività media del lavoro. L’assenza di un effetto significativo sull’intensità di capitale consente di attribuire gli effetti positivi al miglioramento della produttività totale dei fattori.

I risultati mostrano inoltre che l’effetto positivo, in termini di produttività, dell’accresciuta concorrenza deriverebbe dall’innalzamento della soglia minima di efficienza necessaria per restare sul mercato. Nei settori più esposti alla concorrenza dei paesi meno avanzati, Ne sarebbero derivati sia la cessazione dell’attività da parte di imprese scarsamente efficienti, sia l’avvio di nuove iniziative imprenditoriali caratterizzate da più elevati livelli di produttività.

Pubblicato nel 2006 in: Rivista di politica economica, v. 96, 9-10, pp. 55-87

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