N. 506 -Stima delle attese di eventi estremi implicite nei prezzi delle opzioni

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di Antonio Di Cesareluglio 2004

La valutazione delle attese degli agenti economici sull'andamento delle principali variabili finanziarie (tassi di interesse, tassi di cambio, corsi azionari) è oggetto di interesse sia per gli investitori sia per coloro che sono chiamati a prendere decisioni di politica economica.

Le metodologie attualmente disponibili per valutare tali aspettative possono essere ricondotte essenzialmente a due approcci: il primo utilizza i prezzi passati delle attività finanziarie per studiarne le regolarità statistiche; il secondo fa affidamento sui soli prezzi correnti di alcuni strumenti derivati per ricavarne le distribuzioni dei prezzi futuri delle attività sottostanti.

Il lavoro si inserisce nel secondo filone di ricerca, al fine di estrarre dai prezzi delle opzioni sugli indici di borsa alcuni indicatori del grado di incertezza sul livello futuro dei corsi azionari. Facendo ricorso al modello “con salti” di Merton, che consente di determinare quanta parte dell’incertezza rilevata dagli operatori sia attribuibile all’ordinario margine di variabilità dei corsi azionari e quanta invece sia dovuta ad aspettative di variazioni assai ampie degli indici (eventi estremi), la volatilità implicita nei prezzi delle opzioni (basata sul modello di Black e Scholes) viene “scomposta” in due parti: 1) le attese relative al grado di variabilità dell’indice di borsa; 2) le aspettative di movimenti ampi e improvvisi delle quotazioni, con misure dell’ampiezza e del numero atteso di tali eventi.

Il modello viene applicato alle opzioni sui futures dell’indice Standard&Poor’s 500, per il periodo compreso tra la fine dell’agosto 2000 e il luglio 2002. Nella media del periodo, a fronte di una volatilità implicita pari al 22,4 per cento, la variabilità attesa del mercato è stimabile intorno al 16 per cento; l’incertezza residua è attribuibile a timori di improvvise riduzioni delle quotazioni azionarie. La capacità del modello di cogliere correttamente gli andamenti del mercato è stata verificata attraverso il confronto tra due fasi di alta volatilità implicita dei corsi azionari, manifestatesi nel marzo e nel settembre 2001. Le stime effettuate confermano che, nel marzo 2001, l’alto livello di volatilità implicita era principalmente ascrivibile all’elevata variabilità attesa (attribuibile presumibilmente alla difficoltà di valutazione del quadro economico), mentre nel bimestre settembre-ottobre 2001 l’incertezza era per lo più associata a timori, innescati dagli attentati terroristici, di ampi cedimenti della borsa statunitense.

Pubblicato nel 2005 in: The ICFAI Journal of Derivatives Markets, v. 2, 1, pp. 42-53

Testo della pubblicazione