N. 504 - Distribuzione dimensionale delle imprese e regolamentazione del mercato del lavoro in Italia

Go to the english version Cerca nel sito

di Fabiano Schivardi e Roberto Torrinigiugno 2004

Una delle caratteristiche peculiari della struttura produttiva italiana nel confronto con le altre economie industrializzate è data dalla ridotta dimensione media di impresa, di poco superiore alla metà di quella media europea (Traù, 1999). La specializzazione produttiva del Paese non offre una spiegazione del fenomeno, dato che le imprese italiane risultano mediamente più piccole in pressoché tutti i settori (Pagano e Schivardi 2000; Torrini, 2002).

In letteratura è stata avanzata l’ipotesi che le differenze riscontrate nella dimensione di impresa possano essere ricondotte a fattori istituzionali. Particolare attenzione, nel caso italiano, ha ricevuto la disciplina che regola i licenziamenti, date le più severe regole che si applicano alle imprese che occupano nello stesso stabilimento o nello stesso comune più di quindici dipendenti. Le imprese sarebbero scoraggiate dall’oltrepassare tale soglia dimensionale per il timore di dover fronteggiare maggiori costi di licenziamento.

Sebbene di recente sia stato identificato un “effetto soglia” negativo sulla probabilità di crescita delle imprese (Borgarello, Garibaldi e Pacelli, 2002, Isae 2003), non è stata tuttavia offerta alcuna valutazione empirica dell’impatto di questa soglia normativa sulla intera distribuzione dimensionale delle imprese italiane.

Nella prima parte di questo lavoro si sviluppa un modello teorico, che mostra come: (1) la probabilità di crescita delle imprese sia una funzione regolare e crescente della loro dimensione; (2) in presenza di una soglia dimensionale che determina un aumento dei costi, la probabilità di crescita si riduca in prossimità della soglia stessa.

Questo modello è alla base dell’analisi empirica, che utilizza l’archivio INPS relativo all’universo delle imprese nel periodo 1986- 1998. I principali risultati dell’analisi possono essere così sintetizzati: (1) come nei precedenti studi citati, l’effetto stimato risulta significativo ma di modesta entità. La soglia riduce la probabilità di crescita delle imprese con 15 dipendenti di circa 2 punti percentuali (dal 36 al 34 per cento); l’effetto decresce rapidamente all’allontanarsi dalla soglia stessa; (2) l’impatto complessivo sulla dimensione media delle imprese che si otterrebbe rimuovendo la soglia dei 15 dipendenti è estremamente contenuto: la dimensione me dia, considerando soltanto l’effetto sulla probabilità di crescita delle imprese immediatamente a ridosso della soglia, crescerebbe dello 0,5 per cento; la quota delle imprese con più di 15 dipendenti salirebbe dall’8,66 all’8,82 per cento. Considerando gli effetti sulla probabilità di crescita di tutte le imprese con meno di quindici dipendenti, l’effetto complessivo sulla dimensione media rimarrebbe modesto: la quota di imprese con oltre 15 dipendenti salirebbe al 9,02 per cento.

In sintesi, il lavoro dimostra che la legislazione a protezione del lavoro, in linea con le previsioni teoriche, disincentiva la crescita delle piccole imprese; questi effetti appaiono tuttavia quantitativamente assai contenuti, spiegando una quota modesta del gap dimensionale rispetto alla media degli altri paesi europei.

Tali risultati non escludono che la normativa che disciplina i licenziamenti possa avere effetti sulla crescita della produttività, sui processi di riallocazione dei fattori e sull’accumulazione (Schivardi 1999).

Pubblicato nel 2008 in: Labour economics v.15, 3, pp. 482-511