N. 503 - Il pilastro privato del sistema previdenziale. Il caso del Regno Unito

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di Francesco Spadaforagiugno 2004

Il presente lavoro illustra le caratteristiche strutturali del sistema previdenziale del Regno Unito e passa in rassegna i principali aspetti del dibattito e gli interventi di riforma proposti quali possibili soluzioni. In particolare, si analizza la misura in cui l’evoluzione recente dei mercati finanziari internazionali abbia determinato particolari conseguenze sul sistema previdenziale a causa delle sue peculiarità strutturali.

Nel Regno Unito, gli interventi legislativi introdotti fin dalla fine degli anni settanta hanno trasferito in misura crescente dal settore pubblico a quello privato l’onere del finanziamento della spesa pensionistica. Ciò ha fatto sì che a un sistema (pubblico) di tipo “a ripartizione” (unfunded), basato cioè sul principio del pay-as-you-go, si affiancasse un altro sistema (privato) di tipo “a capitalizzazione” (funded), le cui prestazioni dipendono strettamente dall’ammontare di contributi previdenziali versati dal singolo lavoratore e, spesso, dal datore di lavoro.

La preminenza del pilastro previdenziale privato rispetto a quello pubblico rappresenta una delle caratteristiche maggiormente distintive dell’attuale sistema previdenziale del Regno Unito. Il considerevole stock di risparmio previdenziale accumulato dal settore privato nei fondi pensione aziendali e individuali è stato all’origine della maggior parte degli incrementi del reddito da pensione registrati negli ultimi venti anni. Attualmente, il reddito da pensione di fonte privata ammonta in media al 40 per cento del reddito complessivo dei pensionati e rappresenta la componente prevalente del reddito per le fasce più abbienti di pensionati.

Grazie agli accantonamenti previdenziali privati, che alleviano gli oneri sul bilancio pubblico derivanti dall’invecchiamento della popolazione, il sistema previdenziale del Regno Unito non presenta problemi di sostenibilità per le finanze pubbliche. In forte contrasto con quanto avviene nella maggioranza degli altri paesi europei, infatti, la spesa pubblica per pensioni è prevista rimanere relativamente stabile per i prossimi cinquant’anni, al 5 per cento circa in rapporto al PIL, così favorendo l’equità intergenerazionale del sistema stesso.

Ciononostante, nel Regno Unito è in corso un intenso dibattito sulla presunta “crisi” del suo sistema previdenziale, che riguarda sia il lato della domanda sia quello dell’offerta di prodotti previdenziali. Con riferimento al primo, si mette in dubbio l’adeguatezza del livello di risparmio destinato a fini previdenziali, particolarmente presso le fasce di popolazione a più basso reddito. In tale contesto, la discussione si concentra sulla complessità dell’industria del risparmio e sull’eccessiva espansione dei benefici di tipo assistenziale (means-tested) a favore dei pensionati meno abbienti, che scoraggerebbero il risparmio durante la vita lavorativa.

Dal lato dell’offerta, il calo dei valori azionari nel triennio 2000-02 ha evidenziato come una della principali caratteristiche del sistema, la prevalenza di fondi pensione aziendali a prestazione definita, funzionerebbe quale canale di trasmissione al settore delle imprese degli shock che colpiscono il mercato azionario. La concentrazione in titoli azionari dei portafogli dei fondi pensione aziendali, infatti, comporta per le imprese offerenti tali fondi il rischio di dover effettuare contributi aggiuntivi in caso di forte caduta dei valori di borsa. Tale rischio (in certi casi materializzatosi) avrebbe contribuito ad accentuare la tendenza dei fondi aziendali al passaggio dagli schemi a prestazione definita a quelli a contribuzione definita, in cui il rischio degli investimenti è sopportato dal lavoratore e il livello dei contributi previdenziali da parte delle imprese è generalmente inferiore.

In aggiunta, l’importante ruolo svolto dalle compagnie di assicurazione sulla vita nell’offerta e gestione di prodotti previdenziali e i crescenti legami tra i settori bancario e assicurativo fanno sì che la solidità delle compagnie di assicurazione del Regno Unito assuma una particolare rilevanza per la stabilità del sistema finanziario nel suo complesso.

Pubblicato nel 2004 in: Economia pubblica, v. 34, 5, pp. 75-114

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