N. 490 - La bilancia dei pagamenti di parte corrente Nord-Sud (1998-2000)

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di Luigi Cannari e Salvatore Chirimarzo 2004

Un tema che periodicamente affiora nel dibattito sullo sviluppo del Mezzogiorno riguarda il presunto drenaggio di risorse finanziarie dalle regioni meridionali verso il resto del Paese. Un modo per verificare l’esistenza di questo fenomeno consiste nel ricostruire la bilancia dei pagamenti di parte corrente dell’area. A un investimento netto positivo in attività esterne all’area dovrebbe corrispondere un sistematico avanzo della bilancia dei pagamenti di parte corrente.

Nel lavoro questa idea viene sviluppata inserendosi in una tradizione analitica in base alla quale ognuna delle due grandi aree territoriali intrattiene rapporti economici con tre principali partner: i paesi stranieri, l’altra area territoriale, le Amministrazioni pubbliche, le cui entrate e spese generano debiti e crediti nelle bilance dei pagamenti del Mezzogiorno e del Nord. In questo schema risulta cruciale l’apporto fornito dai redditi da lavoro, fra i quali predominano gli stipendi dei dipendenti pubblici: si considera che questi siano il corrispettivo di prestazioni effettuate dai residenti presso entità extraterritoriali.

Anche se i dati non sono sufficienti per delineare un quadro esaustivo e preciso di tutte le transazioni, l’esplorazione di metodi alternativi di valutazione delle singole poste conferma la robustezza dei risultati. In primo luogo le importazioni nette del Mezzogiorno, che nel periodo considerato erano stimate dall’ISTAT tra il 3,8 e il 4,4 per cento del PIL nazionale, non variano di molto se si tiene conto di ipotesi alternative. In particolare, includendo una valutazione dei flussi turistici, il disavanzo commerciale si ridurrebbe di circa 0,2-0,5 punti percentuali. Negli anni 1998- 2000 il disavanzo risultava meno imponente di trent’anni prima, soprattutto per effetto di un forte rallentamento dell’attività di accumulazione.

In secondo luogo, a fronte del disavanzo commerciale vi è un trasferimento di risorse pubbliche dello stesso ordine di grandezza. Gran parte del trasferimento trae origine dalle disparità di prelievo fiscale fra gli individui a fronte di una spesa pubblica tendenzialmente uniforme e assume connotati territoriali a causa del minore tasso di occupazione e della concentrazione dei redditi più bassi nelle regioni meno sviluppate. Aumentando il reddito disponibile delle regioni meridionali, la redistribuzione consente livelli più elevati di consumo e investimento. Per contro, le altre regioni traggono beneficio dall’integrazione economica tra le due aree del Paese grazie all’ampliamento dei mercati dei beni, dei servizi e dei fattori produttivi.

Il saldo di parte corrente si colloca nel triennio attorno allo zero, indicando che i travasi netti di capitale privato tra le due aree sono esigui.

Pubblicato nel 2006 in: L. Cannari, F. Panetta (a cura di), Il sistema finanziario e il Mezzogiorno: squilibri strutturali e divari finanziari, Bari, Cacucci

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