N. 421 - Struttura dell'offerta e divari territoriali nella filiera dell’information and communication technologies in Italia

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di Giovanni Iuzzolinoottobre 2001

Nella letteratura che si occupa del rapporto tra utilizzo dell’Information and Communication Technologies (ICT) e crescita della produttività aggregata, un aspetto importante riguarda la relazione tra ICT e squilibri regionali, ovvero la possibilità che paesi o aree geografiche scarsamente dotate di competenze e strutture produttive nel campo delle ICT possano accumulare decisivi ritardi tecnologici che ne ridurrebbero le potenzialità di sviluppo.

Questo lavoro descrive le attuali caratteristiche del settore ICT in Italia nel confronto internazionale e sotto il profilo dimensionale, settoriale e dei divari territoriali.

La distribuzione geografica su scala mondiale del settore ICT si caratterizza per l’elevata concentrazione della produzione: nei primi due Paesi (Stati Uniti e Giappone) sono concentrati oltre il 50 per cento sia degli occupati sia del valore aggiunto e quasi il 74 per cento della spesa in ricerca e sviluppo. L’Italia occupa la sesta posizione tra i paesi OCSE, con quote pari al 5,2 dell’occupazione e al 4,5 per cento del valore aggiunto (tav. 1), simili a quelle della Francia, ma inferiori a quelle di Gran Bretagna e Germania.

In Italia il peso relativo degli addetti ICT sul totale degli occupati è pari al 3,5 per cento, un valore simile alla media OCSE (3,6 per cento). Anche la distribuzione settoriale degli occupati ICT vede l’Italia in una posizione mediana rispetto ad altri Paesi, con un’incidenza della parte manifatturiera (sul totale degli addetti ICT) pari a circa il 30 per cento.

Sensibilmente inferiore alla media è invece, in Italia, il rapporto tra spesa in ricerca e valore aggiunto (3,1 per cento, contro il 9,7 della media OCSE). Relativamente basso è anche il contributo delle ICT alle esportazioni nazionali di beni e servizi (4,4 per cento contro il 12,5 della media OCSE). In entrambi i casi, il fenomeno è attribuibile alla tipologia di imprese manifatturiere operanti in Italia: in misura rilevante si tratta di società appartenenti a grandi gruppi esteri che svolgono altrove la gran parte delle attività di ricerca e le cui produzioni sono prevalentemente destinate all’ampio mercato di sbocco italiano.

Come negli altri paesi, anche in Italia la concentrazione geografica della filiera è molto alta. Il 53 per cento degli addetti è localizzato in tre regioni (Lombardia, Lazio e Piemonte), oltre il 40 per cento è localizzato in sole tre province.

Soprattutto nel comparto manifatturiero, non è trascurabile la presenza di province meridionali tra le aree geografiche maggiormente specializzate. Tale fenomeno dipende dagli insediamenti, negli anni sessanta, di grandi imprese del settore attirate nel Mezzogiorno dagli incentivi in vigore.

L’elevata concentrazione geografica dipende in misura rilevante dall’esistenza di vantaggi agglomerativi e dalla diversa distribuzione nel territorio delle dotazioni di risorse essenziali per il settore. Tra queste particolare importanza riveste la presenza di centri di ricerca nel campo dell’informatica e degli apparati per telecomunicazioni: la presenza di tali strutture è positivamente correlata al valore dell’indice di specializzazione ICT nelle province italiane.