Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia - luglio 2012, n. 40Supplementi al Bollettino Statistico - Indagini campionarie

Tra il 25 giugno e il 17 luglio 2012 si sono svolte le interviste della rilevazione relativa al secondo trimestre del 2012, cui hanno partecipato 1.523 agenti, fornendo informazioni sull’attività di compravendita e sui prezzi nel trimestre di riferimento (aprile-giugno 2012) nonché sulle prospettive del settore.

I principali risultati

Prezzi delle abitazioni

Nel secondo trimestre del 2012 la quota di agenti che hanno segnalato una diminuzione dei prezzi rispetto al periodo precedente ha continuato ad aumentare, al 74,4 per cento dal 69,1 della precedente indagine; la tendenza al ribasso è più intensa al Centro (78,4 per cento, contro il 68,6 di aprile). La percentuale di agenti che nel secondo trimestre hanno riportato un aumento delle quotazioni si è pressoché annullata.

Compravendite

Nel secondo trimestre del 2012 la quota di agenzie che hanno venduto almeno un immobile ha segnato una diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2011 (da 69,3 a 62,7 per cento); il calo rispetto al primo trimestre del 2012 è stato pari a quasi un punto percentuale ed è per intero ascrivibile alla flessione osservata nelle aree non urbane.

Incarichi a vendere

Nel secondo trimestre del 2012 il saldo tra risposte di aumento e di diminuzione rispetto al periodo precedente delle giacenze di incarichi a vendere ha continuato a crescere, attestandosi al 40,8 per cento (dal 34,5 del sondaggio di aprile); l’incremento, che ha riguardato tutte le ripartizioni geografiche con l’eccezione del Nord Est, è stato più pronunciato nelle aree urbane. Il saldo tra i giudizi di aumento e quelli di diminuzione delle acquisizioni di nuovi incarichi si è lievemente ampliato rispetto all’inchiesta precedente (di circa un punto percentuale, al 29,4 per cento).

In merito alle cause prevalenti di cessazione degli incarichi, è aumentata la quota di agenzie che segnalano l’assenza di proposte di acquisto a causa di prezzi percepiti come troppo elevati (64,4 per cento, contro 60,7 nell’inchiesta precedente) e quella di coloro che riportano un tempo troppo lungo trascorso dal conferimento dell’incarico (24,5 per cento, contro 22,6); la percentuale di agenti che segnalano attese di prezzi più favorevoli, pur in lieve aumento, rimane attorno al 20 per cento. Si è invece ridotta la quota di agenzie che indicano proposte di acquisto a prezzi giudicati troppo bassi dal venditore (dal 53,1 per cento di aprile al 48,4, il livello più basso da ottobre 2010) e difficoltà nel reperimento del mutuo da parte dei potenziali acquirenti (dal 63,8 al 61,0 per cento).

Trattative e tempi di vendita

Nel secondo trimestre del 2012 è ulteriormente salito il margine di sconto dei prezzi di vendita rispetto alle richieste iniziali, al 15,4 per cento dal 14,3 di aprile (era risultato pari a circa il 12 per cento nel secondo trimestre del 2011). L’incremento, che ha riguardato in misura analoga le aree urbane e quelle non urbane, è stato più marcato al Centro, dove la percentuale di sconto ha raggiunto il 16 per cento (dal 14,1 registrato nel sondaggio precedente). Il tempo medio di completamento dell’incarico è aumentato a 8,2 mesi, uno in più rispetto a quanto registrato nello stesso trimestre del 2011 (7,7 mesi lo scorso gennaio). Nelle aree non urbane il tempo medio di vendita di un immobile supera ora di circa due mesi quello necessario in quelle urbane (9 e 7 mesi, rispettivamente).

Modalità di finanziamento degli acquisti

Si è interrotta in aprile la progressiva flessione della percentuale di acquisti di abitazioni effettuata con accensione di un mutuo ipotecario, tornata sui livelli di fine 2011 (al 64,7 per cento, dal 60,4 registrato nell’inchiesta di gennaio). L’aumento è diffuso a tutte le aree del paese con l’eccezione del Sud (dove la quota è scesa sotto il 60 per cento); è risultato particolarmente marcato nel Nord Est (di quasi 10 punti percentuali rispetto al sondaggio precedente).

Le prospettive del mercato in cui operano le agenzie

In luglio il saldo percentuale tra giudizi favorevoli e sfavorevoli sulle attese a breve termine, riferite al terzo trimestre di quest’anno, è fortemente peggiorato, a -53,5 punti percentuali da -39,8 nella rilevazione precedente; solo il 5 per cento degli operatori ha riportato attese favorevoli, a fronte di quasi il 60 che ha espresso giudizi negativi (quasi 10 punti percentuali in più rispetto all’inchiesta di aprile). Il saldo relativo alle attese dei nuovi incarichi a vendere è sceso a 10,2 punti percentuali, da 23,1 nella precedente rilevazione. Le previsioni sull’andamento dei prezzi nel breve termine sono al ribasso: oltre il 70 per cento degli operatori si attende una flessione (66,6 nel sondaggio di aprile) mentre si è pressoché azzerata la quota di coloro che ne prefigurano un incremento. L’attesa di un calo dei prezzi è prevalente sia nelle aree urbane sia in quelle non urbane e in tutte le ripartizioni geografiche, risultando più accentuata al Centro.

Nelle opinioni della maggioranza delle agenzie interpellate i recenti provvedimenti di tassazione della proprietà immobiliare avrebbero contribuito ad aumentare gli incarichi a vendere e accentuato la tendenza alla diminuzione del numero di compravendite e dei prezzi; nel mercato degli affitti i provvedimenti avrebbero contribuito ad accrescere il numero delle locazioni e degli incarichi a locare, con effetti di contenimento sui canoni.

Le prospettive del mercato nazionale

Anche con riferimento al mercato nazionale le attese rimangono orientate al pessimismo. Circa quelle a breve termine (terzo trimestre dell’anno in corso) la quota di agenti che riportano un peggioramento delle prospettive è salita al 64,0 per cento, dal 57,0 in aprile; il saldo percentuale fra attese di miglioramento e di peggioramento si è portato a -62,2 punti, da -54,4. Il peggioramento delle aspettative è risultato più accentuato nel Centro Italia e nelle aree urbane. Si aggravano le valutazioni anche sugli orizzonti più distanti (prossimi due anni): il saldo negativo tra le attese di miglioramento e di peggioramento si è portato a 22,0 punti percentuali, quasi dieci in più rispetto all’inchiesta precedente; le valutazioni sono più pessimistiche nelle aree urbane, al Nord e al Centro rispetto alle aree non urbane e al Sud.

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