L’Italia ha pochi laureati nel confronto internazionale, perché più bassa è la probabilità di avviare gli studi universitari e più bassa è anche quella di completarli. Nell’ultimo decennio le immatricolazioni sono calate, nonostante la ripresa degli ultimi due anni. Vi ha pesato il venir meno di alcuni effetti della riforma del 3+2, che aveva alimentato un temporaneo aumento degli studenti con pregresse esperienze di lavoro, in Italia strutturalmente molto pochi. Il calo ha però coinvolto anche i più giovani, per i quali ha pesato soprattutto la debole dinamica demografica e l’aumento dell’incidenza dei giovani immigrati, i cui tassi di immatricolazione sono molto più bassi della media. Si è tuttavia ridotta anche la propensione a proseguire gli studi dei giovani di nazionalità italiana: vi ha influito una serie di fattori collegati alla crisi economica, come il forte calo del reddito familiare, in concomitanza con una crescita del rapporto tra tasse universitarie e redditi medi e una riduzione del sostegno al diritto allo studio. Le immatricolazioni sono diminuite soprattutto negli atenei del Mezzogiorno, anche per un’accresciuta propensione tra gli immatricolati a spostarsi verso gli atenei del Nord, soprattutto tra gli studenti con una migliore preparazione di base e un più solido supporto economico da parte della famiglia. Su tutto il territorio è però aumentata la regolarità degli studi, con un miglioramento dei tempi di conseguimento del titolo.
N. 354 - Immatricolazioni, percorsi accademici e mobilità degli studenti italiani
Testo della pubblicazione
- N. 354 - Immatricolazioni, percorsi accademici e mobilità degli studenti italiani pdf 1.4 MB Data pubblicazione: 08 settembre 2016