La crescita incontrollata degli squilibri macroeconomici e finanziari nel corso degli anni 2000 ha esposto l’area dell’euro a rischi significativi, che si sono improvvisamente manifestati tra il 2009 e il 2010 con conseguenze amplificate dall’assenza di istituzioni adeguate. Da allora, l’Unione europea ha intrapreso un profondo processo di riforma della propria governance economica. Il lavoro passa in rassegna le misure intraprese, sia dal lato dei sovrani sia da quello delle banche, e discute le proposte di ulteriore riforma su entrambi i fronti. La tesi sostenuta è che, malgrado i progressi conseguiti siano significativi, molto resta ancora da fare. In generale le riforme effettuate hanno privilegiato la riduzione dei rischi piuttosto che la loro condivisione. Di conseguenza, in presenza di circostanze eccezionali, l’area dell’euro non possiede i necessari strumenti di bilancio per la stabilizzazione macroeconomica; all’unione bancaria manca un sostegno finanziario pubblico europeo. Soltanto una ulteriore condivisione dei rischi (e della sovranità) possono evitare una spirale di eccessi pro-ciclici.
Pubblicato nel 2016 in: Politica economica/Journal of Economic Policy, v. 32, 3, pp. 463-488.