Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita - giugno 2009, n. 36Supplementi al Bollettino Statistico - Indagini campionarie

Dal 3 al 23 giugno 2009 si sono svolte le interviste dell’indagine trimestrale Banca d’Italia – Il Sole 24 Ore sulle aspettative di inflazione e crescita. Hanno partecipato 492 imprese con almeno 50 addetti, di cui 293 operanti nell’industria e 199 nei servizi.

I principali risultati

Aspettative di inflazione in Italia e variazione dei prezzi di vendita delle imprese

Le attese sul tasso d’inflazione al consumo per i dodici mesi successivi si sono collocate all’1,4 per cento, invariate rispetto a quelle censite nel mese di marzo e superiori, come in passato, alle stime dei previsori professionali. Le attese a 24 mesi, censite per la prima volta in questa rilevazione, si sono attestate all’1,9 per cento, in linea con l’obiettivo di stabilità dei prezzi della Banca Centrale Europea.

In giugno il tasso di inflazione al consumo, pari allo 0,6 per cento, è stato inferiore di quasi 3 punti percentuali alle aspettative delle imprese rilevate nello stesso mese dell’anno precedente.

Il tasso di variazione dei prezzi di vendita delle imprese sui dodici mesi precedenti è risultato negativo (–0,4 per cento), ben al di sotto delle attese di aumento rilevate a giugno dello scorso anno (2,7 per cento). La riduzione è stata più forte nell’industria (–0,6 per cento) che nei servizi (–0,3 per cento) e, a livello geografico, riflette un aumento dei prezzi nelle regioni del Nord Est (1,2 per cento) e flessioni comprese tra 0,5 e 1,4 punti percentuali nel resto del paese. Per i prossimi dodici mesi, le aziende anticipano un incremento dei propri prezzi di vendita dello 0,8 per cento, lievemente superiore alle aspettative espresse nel sondaggio di marzo. Tra i fattori che influenzeranno i prezzi di vendita delle imprese vengono segnalati come maggiormente significativi i prezzi delle materie prime, al rialzo e, al ribasso, le politiche di prezzo dei principali concorrenti.

Valutazioni sulla situazione economica generale

Il deterioramento della situazione economica generale, segnalato chiaramente dalle imprese nelle rilevazioni passate appare essersi pressoché arrestato: per circa la metà delle imprese la situazione economica generale è invariata rispetto a tre mesi fa, anche se il saldo tra i giudizi di miglioramento e di peggioramento è ancora negativo (–26,4 punti percentuali, dal minimo di –87,6 toccato a marzo 2009). Nel giudizio delle imprese, la probabilità di miglioramento della situazione economica generale nei prossimi tre mesi cresce lievemente: la quota di imprese che non escludono del tutto un miglioramento aumenta per la seconda volta consecutiva dal 32,4 al 53,8 per cento, mentre la quota che assegna una probabilità di miglioramento superiore al 25 per cento sale al 10,7 per cento, dal 7 di marzo. Le attese sono meno negative fra le aziende che operano nelle regioni del Nord Ovest e fra quelle con almeno 1.000 addetti.

Valutazione delle condizioni operative delle imprese

In linea con i recenti segnali di stabilizzazione registrati da altri indicatori congiunturali, in giugno trovano conferma taluni segnali di recupero, già emersi in marzo: la quota di imprese che stima in peggioramento le proprie condizioni operative nei prossimi tre mesi scende dal 60,2 al 26,3 per cento, mentre quella che ne prospetta un miglioramento passa dal 3,7 al 10,2 per cento. Rimane tuttavia elevata l’incertezza sul quadro a breve termine, come mostra l’elevata quota di imprese (63,5 per cento) che prefigura un quadro a tre mesi sostanzialmente immutato. A fronte di un sensibile attenuarsi delle aspettative di contrazione della domanda, il quadro prospettico a breve termine continua a scontare condizioni non favorevoli di accesso al credito e di costo del lavoro. A ciò si aggiungono timori, seppure lievi, circa l’andamento dei prezzi delle materie prime.

Le attese relative alle condizioni economiche a tre anni risultano in progressivo miglioramento da circa un anno (fatto salvo un modesto calo in dicembre): in giugno la diminuzione dei giudizi di peggioramento (dal 21,1 al 12,3 per cento) si è riflessa in un aumento di analoga entità in quelli di miglioramento (oggi al 69 per cento). Il saldo tra giudizi positivi e quelli negativi aumenta in misura più intensa nei servizi e tra le imprese del Sud-Isole.

Condizioni per l’investimento

Risulta preponderante e in forte aumento la quota di imprese che giudica invariate le condizioni per investire (59,2 per cento; tav. 9); di conseguenza il saldo tra quante le ritengono in miglioramento e quante le giudicano in peggioramento passa da –44,4 a –12,8 punti percentuali. Rispetto al minimo toccato a dicembre 2008 tale saldo, marginalmente più favorevole nei servizi, mostra tuttavia un recupero più intenso nell’industria, dove il deterioramento nella fase più acuta della crisi era stato maggiore. Condizioni più difficili della media continuano a prevalere nel Mezzogiorno.

Condizioni per l’investimento

Risulta preponderante e in forte aumento la quota di imprese che giudica invariate le condizioni per investire (59,2 per cento; tav. 9); di conseguenza il saldo tra quante le ritengono in miglioramento e quante le giudicano in peggioramento passa da –44,4 a –12,8 punti percentuali. Rispetto al minimo toccato a dicembre 2008 tale saldo, marginalmente più favorevole nei servizi, mostra tuttavia un recupero più intenso nell’industria, dove il deterioramento nella fase più acuta della crisi era stato maggiore. Condizioni più difficili della media continuano a prevalere nel Mezzogiorno.

Condizioni di accesso al credito

Nelle opinioni delle imprese si sarebbe attenuato il processo di deterioramento delle condizioni di accesso al credito. Rispetto a marzo, diminuisce ulteriormente, dal 37,2 al 27,8 per cento, la quota che segnala un peggioramento, a fronte della stazionarietà dei giudizi di miglioramento. Il dato complessivo sottende una valutazione più favorevole da parte delle imprese industriali, di quelle del Nord Ovest e del Mezzogiorno, e delle aziende di maggiori dimensioni. Tra le imprese che hanno richiesto l’apertura di nuove linee di credito o l’ampliamento di quelle già in essere si riducono considerevolmente i giudizi di peggioramento delle condizioni (dal 60,6 al 48,9 per cento), a favore principalmente di quelli di invarianza (dal 31,7 al 42,3 per cento).

Dinamica dell’occupazione

Rimangono complessivamente sfavorevoli le aspettati ve sull’occupazione: il saldo tra i giudizi "in rialzo" e "in ribasso2, rimane invariato rispetto a marzo (–25,7 punti percentuali da –25,8). Il dato aggregato sottende indicazioni meno pessimistiche provenienti dalle imprese del terziario (–20,6) rispetto a quelle dell’industria (–29,6). A livello dimensionale, il saldo negativo è più elevato tra le imprese di grandi dimensioni (–39,1 punti percentuali) per le quali la percentuale di risposte “in ribasso” è del 44,7 per cento; a livello geografico, il saldo peggiore si registra nelle regioni del Nord Ovest (–30,8 punti percentuali). Le modalità di aggiustamento dell’impiego di lavoro che le imprese prevedono di utilizzare in modo prevalente, come già rilevato in marzo, sono il blocco delle assunzioni e del turnover, la riduzione di turni e orari (incluso l’impiego della Cassa Integrazione Guadagni) e il mancato rinnovo di contratti a termine; appare invece trascurabile l’intenzione di ricorrere ai licenziamenti e agli incentivi all’uscita volontaria dei dipendenti.

Testo della pubblicazione