Indagine Sole 24 Ore-Banca d'Italia sulle aspettative di inflazione e crescita - settembre 2006

Sono state intervistate 472 imprese con almeno 50 addetti, estratte casualmente dagli archivi Kompass. Le interviste sono state condotte dalla Questlab S.r.l. tra il 31 agosto e il 29 settembre 2006.

Sintesi dei risultati

Inflazione al consumo in Italia

L'inflazione attesa per i prossimi dodici mesi è pari al 2,4 per cento, in leggera di minuzione rispetto al dato rilevato lo scorso trimestre (2,5 per cento). La discrepanza tra inflazione prevista per i successivi dodici mesi e tasso effettivamente realizzato, per il mese più recente per il quale è possibile il confronto (giugno 2006), è stata di 0,1 punti percentuali in difetto.

Situazione economica generale

Secondo il 56,4 per cento delle imprese, la situazione economica generale dell’Italia è invariata rispetto a tre mesi fa. Aumenta rispetto a giugno la percentuale di imprese che la ritiene migliorata (38 per cento contro 25,4 per cento), e diminuisce la quota che indica un peggioramento (5,6 per cento contro 14,8). La quota di giudizi positivi è maggiore della media per le imprese con 1000 addetti e oltre (57,6 per cento) e per quelle del Nord Est (42,6 per cento), quelli negativi sono più frequenti per le imprese più piccole (7,7 per cento) e per quelle industriali (7,1 per cento).

Il 15,8 per cento delle imprese ritiene che la probabilità di miglioramento della situazione economica generale nei prossimi tre mesi sia nulla, mentre il 33,5 per cento valuta che sia superiore a un quarto (rispettivamente 27,9 e 25,1 per cento a marzo). I segnali di maggiore ottimismo arrivano, come in passato, dal Nord e dalle grandi imprese. E’ forte la correlazione tra il giudizio espresso circa l’andamento dell’economia negli scorsi tre mesi e la probabilità di miglioramento indicata per i prossimi tre mesi.

Condizioni economiche in cui operano le imprese

Sebbene il 68,6 per cento delle imprese preveda che nei prossimi tre mesi opererà in condizioni economiche invariate, la quota di coloro che si aspettano un’evoluzione positiva (23,2 per cento) è superiore a quella di coloro che invece prevedono un peggioramento (8,3 per cento). Il divario tra le due opzioni è aumentato rispetto alla scorsa rilevazione (14,9 punti percentuali contro i 9,6 di giugno). Si riscontra anche in questo caso una forte correlazione tra le valutazioni espresse ed il parere relativo all’andamento dell’economia negli ultimi tre mesi. In continuità con il passato, le imprese prevedono che nel prossimo trimestre gli effetti esercitati dalla dinamica dei prezzi delle materie prime e dal costo del lavoro sulla propria attività saranno lievemente negativi. Di segno contrario dovrebbero essere gli effetti della domanda, sia interna sia estera, e gli effetti di prezzo.

Le previsioni relative alle condizioni economiche in cui opereranno le imprese tra tre anni rimangono positive, come già osservato a giugno: il 58,5 per cento delle imprese si attende un miglioramento (era il 57,3 per cento), il 15,6 per cento un peggioramento (17,2 per cento). Si riscontrano giudizi positivi più spesso nel Mezzogiorno (66,4 per cento) e per le imprese di media dimensione (61,2 per cento); quelli negativi sono relativamente più frequenti nel Nord Est (17,5 per cento) e per le imprese con 1000 addetti e oltre (17,3 per cento).

Condizioni per l'investimento

Il 69,6 per cento delle imprese valuta che le condizioni per investire siano rimaste invariate rispetto a marzo (era il 69,5 per cento nella scorsa rilevazione). I giudizi positivi sono più frequenti di quelli negativi (19,4 per cento contro 11 per cento); in giugno il differenziale era di appena 0,9 punti percentuali. Come per gli altri fenomeni rilevati, i più forti segnali di miglioramento vengono dalle grandi imprese (giudizi positivi nel 24,5 per cento dei casi); le più alte quote di valutazioni pessimistiche si osservano nel Nord Est e nel Sud (rispettivamente 15,8 e 15,1 per cento).

Dinamica dell'occupazione

Per ciò che riguarda l’occupazione totale, le previsioni a tre mesi di incremento superano per quelle di riduzione (27,8 per cento contro 18,9 per cento); il fenomeno era già stato osservato nella precedente rilevazione e il differenziale appare sostanzialmente invariato. Sono più orientate alla crescita degli occupati le imprese dei servizi (il 34,1 per cento prevede un aumento, il 14,6 un ribasso), quelle del Nord Est (34,9 per cento contro 16,4 per cento) e quelle di grandi dimensioni (33 per cento contro 22 per cento); le indicazioni sono più deboli per l’industria (22,7 per cento contro 22,3 per cento). Le modifiche al rialzo appaiono prevalenti, come già a giugno, anche se si considera la sola occupazione a tempo indeterminato (19,5 per cento, contro il 16,3 per cento al ri basso). L’occupazione a tempo determinato è, come già in passato, valutata in aumento, in particolare tra le grandi imprese, nei servizi e al Sud.

Variazione dei prezzi di vendita delle imprese

Le imprese in media hanno dichiarato un aumento dei propri prezzi di vendita del 2 per cento negli ultimi 12 mesi, 0,6 punti percentuali in più di quanto avevano previsto nel settembre 2005. Per il prossimo anno ci si attende un rialzo di 2,1 punti percentuali, analogo a quello indicato in giugno. Più sostenuta appare la dinamica delle imprese del Sud, più contenuta quella delle imprese del Nord Est. Gli aumenti si potranno ricondurre principalmente alle tensioni sul mercato delle materie prime e alle variazioni della domanda. Le variazioni del tasso di cambio dell’euro e del costo del lavoro eserciteranno un’influenza nulla o trascurabile.

Le imprese prevedono sistematicamente che i propri prezzi aumenteranno meno dell’indice generale nel corso dei 12 mesi successivi. Con riferimento al passato, le imprese segnalano di solito incrementi dei propri prezzi inferiori rispetto all'indice generale. Il differenziale relativo alle previsioni per settembre 2007 si attesta su 0,3 punti percentuali, in calo rispetto allo scorso trimestre (0,4). Per l’ultimo mese per cui sono disponibili i dati (giugno 2006), la differenza tra il tasso di inflazione effettivamente realizzato nei dodici mesi precedenti e gli aumenti dei prezzi dichiarati sullo stesso orizzonte temporale è di 1 punto percentuale (era di 1,5 punti a giugno).

Testo della pubblicazione