Indagine Sole 24 Ore-Banca d'Italia sulle aspettative di inflazione e crescita - dicembre 2004

Sono state intervistate 482 imprese con almeno 50 addetti, estratte casualmente dagli archivi CERVED. Le interviste sono state condotte da Questlab S.r.l. tra il 30 novembre e il 22 dicembre 2004.

Sintesi dei risultati

Inflazione al consumo in Italia

In Italia l'inflazione attesa per i prossimi dodici mesi è pari al 2,3 per cento, in calo rispetto al 2,5 per cento rilevato lo scorso trimestre; il valore è tra i più bassi registrati fin dalla prima edizione dell’indagine, condotta nel settembre 1999. La distribuzione delle aspettative si presenta omogenea per classe dimensionale, settore e area geografica. La discrepanza tra inflazione prevista e tasso effettivamente realizzato per l’ultimo mese per cui si dispone di dati definitivi sul tasso di inflazione al consumo (settembre 2004) è stata di 0,7 punti percentuali in eccesso, in aumento rispetto al mese di giugno.

Situazione economica generale

Secondo il 60,8 per cento delle imprese, la situazione economica generale dell’Italia oggi è invariata rispetto a tre mesi fa. Il 32,6 per cento ritiene che sia intervenuto un peggioramento; solo il 6,6 per cento indica un miglioramento. La quota di giudizi negativi è lievemente minore della media nel settore manufatturiero (28,2 per cento) e nel Nord Est (27,2 per cento), maggiore invece nel settore del commercio (41,4 per cento). Nel Sud e nelle Isole sono particolarmente frequenti le indicazioni negative (44,4 per cento). La maggioranza delle imprese ritiene che la probabilità di miglioramento della situazione economica generale nei prossimi tre mesi sia nulla (36,9 per cento) o minore del 25 per cento (48 per cento). Il 5,4 per cento valuta invece che le probabilità di miglioramento siano superiori alla metà. Il pessimismo è più diffuso nelle regioni centro-meridionali, l’ottimismo al Nord e nel settore manufatturiero. Si riscontra una forte correlazione tra il giudizio espresso circa l’andamento dell’economia negli scorsi tre mesi e la probabilità di miglioramento indicata per i prossimi tre mesi.

Condizioni economiche in cui operano le imprese

La maggioranza delle imprese prevede che nei prossimi tre mesi opererà in condizioni economiche invariate (64,0 per cento). La quota di ottimisti (18,3 per cento) è molto vicina a quella di pessimisti (17,7 per cento), a differenza di quanto si osserva per i giudizi circa la situazione economica generale. Gli effetti della dinamica dei prezzi delle materie prime e del costo del lavoro saranno debolmente favorevoli; le variazioni della domanda non saranno invece rilevanti. Si distinguono per valutazioni migliori rispetto alla media le imprese manifatturiere e quelle del Nord Est, e per giudizi più negativi quelle del settore commerciale. Si riscontra anche in questo caso una forte correlazione tra le valutazioni espresse ed il parere relativo all’andamento dell’economia negli ultimi tre mesi. Il 44,7 per cento delle imprese che ha osservato un miglioramento da settembre ad oggi nel quadro economico generale si attende che da oggi a marzo accada lo stesso per le condizioni economiche in cui si svolge la propria attività, e solo l’1,5 per cento teme un’evoluzione negativa. D’altra parte, il 41,7 per cento di quanti ritengono che la situazione economica dell’Italia sia recentemente peggiorata si attende che lo stesso accada in futuro per il proprio ambito di operatività.

Condizioni per l'investimento

La maggioranza delle imprese valuta che le condizioni per investire siano rimaste invariate rispetto a settembre 2004 (68,7 per cento). Analogamente a quanto osservato nel caso della situazione economica generale, i giudizi negativi sono in numero maggiore rispetto a quelli positivi (20,4 contro 10,8 per cento). Il Centro-Sud e il settore commerciale confermano aspettative peggiori rispetto alla media; le piccole imprese, quelle della manifattura e quelle settentrionali mostrano aspettative più favorevoli.

Variazione dei prezzi di vendita delle imprese

Le imprese in media hanno aumentato i propri prezzi di vendita dell'1,9 per cento negli ultimi 12 mesi, più di quanto avevano previsto nel dicembre 2003 (1,1 per cento). Per il prossimo anno ci si attende un rialzo Aspettative di inflazione e crescita di 1,8 punti percentuali, sostanzialmente in linea con l’1,9 per cento indicato in settembre. Le imprese del Centro prevedono incrementi maggiori (2,2 per cento); contenuta è invece la dinamica attesa nel settore commerciale (1,2 per cento). Secondo le imprese intervistate, gli aumenti si potranno ricondurre principalmente alle variazioni del tasso di cambio dell’euro e alle tensioni sul mercato delle materie prime. Le variazioni della domanda e del costo del lavoro eserciteranno un’influenza di entità trascurabile. Le imprese prevedono sistematicamente che i propri prezzi aumenteranno meno dell’indice generale nel corso dei 12 mesi successivi. Il differenziale è, tuttavia, in tendenziale diminuzione da un anno; per le previsioni relative a dicembre 2005 si attesta su 0,5 punti percentuali, un terzo del corrispondente valore un anno fa. La riduzione riguarda anche la differenza tra i tassi di inflazione effettivamente realizzati negli ultimi 12 mesi e gli aumenti dei prezzi dichiarati sullo stesso orizzonte temporale: per il mese di settembre 2004 è di 0,8 punti percentuali, circa un terzo del valore segnalato nel settembre del 2003.

Dinamica dell'occupazione

Anche nel caso dell’occupazione, la maggioranza delle imprese non programma variazioni per i prossimi tre mesi (rispettivamente 52,7, 59,4 e 63,9 per cento per l’occupazione totale, a tempo indeterminato e a tempo determinato). Per quello che riguarda l’occupazione totale, il 26,4 per cento delle imprese prevede una riduzione e il 20,9 per cento una crescita. Le modifiche al ribasso sono prevalenti per l’occupazione a tempo indeterminato (24,9 per cento, contro il 15,7 per cento di imprese che prevedono un aumento); in leggero rialzo sarà invece l’occupazione a tempo determinato (18,8 per cento, contro il 17,3 per cento di previsioni al ribasso). La dinamica è in generale più positiva della media nelle grandi imprese, mentre è particolarmente negativa nella manifattura e nel Nord Ovest. Nelle regioni meridionali, il 28,1 per cento delle imprese ridurrà l’occupazione a tempo indeterminato, e il 22,8 per cento aumenterà quella a tempo determinato.

Testo della pubblicazione