Indagine Sole 24 Ore-Banca d'Italia sulle aspettative di inflazione - settembre 2001

Il sondaggio ha riguardato un campione casuale di 448 imprese con almeno 50 addetti, estratto dagli archivi della CERVED. Le interviste sono state condotte dalla Poster S.r.l. tra il 30 agosto e il 20 settembre.

Sintesi dei risultati

Inflazione al consumo in Italia

Le aspettative d'inflazione sono state lievemente riviste verso il basso, su tutti gli orizzonti temporali. Quelle per i prossimi dodici mesi (2,8 per cento) sono in linea con il dato effettivo di luglio 2001 e in lieve diminuzione rispetto a quelle formulate nel sondaggio di giugno (3 per cento); le attese relative a oltre i dodici mesi si attestano sul 2,7 per cento (contro il 2,9 per cento della precedente rilevazione). Anche in questa rilevazione le imprese di maggiori dimensioni presentano aspettative di un rialzo dei prezzi al consumo più contenute rispetto alla media. Le risposte pervenute prima dell'attentato dell'11 settembre risultano in media inferiori di circa un decimo di punto percentuale se riferite ai prossimi dodici mesi, mentre sono sostanzialmente allineate nel lungo periodo.

Inflazione al consumo nell’area dell’euro

Anche con riferimento all'inflazione media dell'area gli intervistati hanno rivisto al ribasso le proprie aspettative: sull'orizzonte a dodici mesi l'inflazione si attesterebbe al 2,7 per cento, in lieve diminuzione rispetto al dato consuntivo di luglio 2001 (2,8 per cento) e rispetto alla scorsa rilevazione (2,9 per cento); oltre i dodici mesi le aspettative sono pari al 2,7 per cento, contro il 2,8 per cento della precedente rilevazione. Le imprese di maggiori dimensioni presentano aspettative di un rialzo dei prezzi al consumo più contenute rispetto alla media. Così come per il tasso di inflazione in Italia le risposte pervenute prima dell'attentato dell'11 settembre risultano in media inferiori di circa un decimo di punto percentuale e sostanzialmente allineate nel lungo periodo. Il differenziale di inflazione Italia-UEM implicito nelle attese degli intervistati resta pressoché nullo su tutti gli orizzonti temporali.

Fattori che influenzano il tasso di inflazione al consumo in Italia

Nessuno tra i fattori che influenzano l'inflazione al consumo in Italia ha un impatto di rilievo: per tutti il punteggio medio è in valore assoluto inferiore a 1 ("modesto"), per la prima volta dall’inizio dell’indagine. Il contributo della domanda è divenuto negativo (era lievemente positivo nella rilevazione di giugno). La spinta proveniente dal costo del lavoro e dalle materie prime è stata rivista al ribasso rispetto al sondaggio di giugno. Le imprese intervistate, infine, si attendono che l'introduzione dell'euro avrà una rilevanza modesta nel determinare un rialzo dei prezzi al consumo in Italia; la grande maggioranza di esse segnala inoltre che non vi sarà alcun impatto sostanziale sui propri prezzi di vendita (cfr. oltre). Il ruolo della domanda e della variazione dei prezzi delle materie prime come fattori tendenti rispettivamente a calmierare e ad accelerare le dinamiche del livello dei prezzi erano pressoché assenti nelle risposte pervenute prima dell'attentato dell'11 settembre.

Variazione dei prezzi di vendita e del fatturato delle imprese intervistate

L’aumento medio atteso nei prossimi 12 mesi dei prezzi praticati dalle imprese intervistate (2 per cento) risulta essere inferiore al tasso di inflazione al consumo previsto per lo stesso periodo (2,8 per cento) e in linea con quello riscontrato nelle precedenti rilevazioni. Le imprese del settore manifatturiero presentano un aumento più contenuto rispetto alla media (1,8 per cento). Il tasso di crescita atteso del fatturato in termini nominali per il 2001 si attesta sul 6 per cento, in lieve diminuzione rispetto alla precedente rilevazione (6,4 per cento). Le aspettative circa le variazioni dei propri prezzi e del fatturato formulate prima e dopo l'attentato dell'11 settembre non risultano statisticamente significative (per i prezzi, le attese rilevate dopo l'attentato sono inferiori di 0,3 punti percentuali a quelle rilevate precedentemente; quelle riferite al fatturato sono inferiori di 0,8 punti percentuali).

Domanda monografica

La maggioranza delle imprese intervistate non intende variare i propri prezzi a causa dell'introduzione dell'euro (73,6 per cento); circa un quarto (23,7 per cento) ha già rivisto o rivedrà al rialzo i prezzi. Nel complesso, quindi, l'introduzione dell'euro dovrebbe esercitare una modesta pressione al rialzo sui prezzi di vendita dei beni e servizi delle imprese intervistate, lievemente superiore per quelle del commercio e per quelle localizzate nel Nord-est. Circa i tempi con i quali si manifesteranno tali effetti, circa un quarto delle imprese ha già variato i propri prezzi nei mesi passati per effetto del passaggio all'euro (22,9 per cento); un ulteriore 25 per cento intende modificarli nel corso dell'ultimo trimestre di quest'anno (24,4 per cento); le rimanenti imprese del campione effettueranno la revisione dei propri prezzi di vendita entro la prima metà del 2002 (il 19,2 per cento entro gennaio e il restante 33,6 per cento nei mesi successivi). Tra queste le imprese che più tarderanno nel modificare i propri prezzi sono quelle localizzate nel Sud e Isole (53,7 per cento), quelle del settore manifatturiero (39,1 per cento) e di piccole dimensioni (45,9 per cento).

Testo della pubblicazione