N. 19 - L'economia della SiciliaRapporto annuale

Nel 2015, interrompendo la lunga fase recessiva in atto dal 2007, l’economia siciliana ha mostrato alcuni segnali di miglioramento che hanno interessato, in modo eterogeneo, settori e imprese. Il recupero del valore aggiunto nell’agricoltura si è accompagnato a una stabilizzazione nella manifattura e nei servizi e all’ulteriore flessione nelle costruzioni.

La lieve ripresa della domanda interna si è riflessa in un miglioramento degli indicatori reddituali delle imprese industriali, sebbene l’incertezza freni ancora l’attività di investimento. Le imprese con una maggiore apertura verso i mercati esteri hanno continuato a mostrare andamenti più favorevoli: le esportazioni non petrolifere della Sicilia sono aumentate, trainate dalle vendite di prodotti chimici, elettronici e dell’agroalimentare.

La flessione dell’attività nel settore delle costruzioni si è attenuata, beneficiando del riavvio delle compravendite residenziali, dove i prezzi si sono stabilizzati nella seconda parte dell’anno.

Nel terziario la ripresa dei consumi delle famiglie, soprattutto di beni durevoli, ha permesso un miglioramento dei principali indicatori economici nel settore del commercio, interessato, negli anni della crisi, da un calo del numero di imprese in sede fissa e da una ricomposizione dell’offerta a favore delle strutture della grande distribuzione organizzata.

Dopo otto anni l’occupazione in regione è tornata ad aumentare; l’incremento ha riguardato l’agricoltura, le costruzioni, e una parte del terziario; il tasso di disoccupazione si è ridotto. Il mercato del lavoro siciliano esce molto indebolito dagli anni della crisi, con una contrazione cumulata dell’occupazione, nel periodo 2008-2014, tripla in termini percentuali rispetto alla media italiana. Negli stessi anni le immatricolazioni universitarie di giovani siciliani sono diminuite quasi di un quinto, molto più che nella media nazionale, con potenziali impatti negativi, in prospettiva, sul livello qualitativo della forza lavoro locale; in Sicilia, tra l’altro, il tasso di scolarizzazione terziaria è tra i più bassi in Italia e i tempi di laurea sono più lunghi.

Dopo un triennio, nel 2015 il tasso di variazione dei prestiti al settore privato non finanziario siciliano è tornato positivo. In presenza di condizioni di offerta che hanno beneficiato anche della politica monetaria espansiva della BCE, sull’andamento dei prestiti ha inciso in particolare il rafforzamento della domanda di mutui da parte delle famiglie; nel settore produttivo i finanziamenti sono cresciuti per le imprese con condizioni reddituali e finanziarie più solide.

Il miglioramento del quadro congiunturale registrato nel corso del 2015 si è riflesso sull’andamento della qualità del credito. Il flusso delle nuove sofferenze in rapporto ai prestiti ha cominciato a diminuire per effetto delle minori difficoltà di rimborso delle imprese. Per le famiglie gli indicatori di rischiosità sono lievemente aumentati, rimanendo tra i più elevati tra le regioni italiane.

La crescita dei depositi bancari si è affievolita. I dati sugli investimenti in altri strumenti finanziari segnalano ancora una diminuzione del valore complessivo dei titoli a custodia detenuti dai risparmiatori siciliani, con una ricomposizione verso le forme di risparmio gestito.

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