N. 11 - L'economia delle MarcheRapporto annuale

Secondo le prime stime disponibili, nel 2015 il PIL regionale è tornato a crescere (0,7 per cento), a un ritmo analogo a quello osservato nel complesso del Paese. Nel confronto col 2007, ultimo anno prima della crisi, il prodotto regionale risulta però ancora inferiore del 12,5 per cento, un divario più ampio di circa quattro punti rispetto a quello dell’Italia. Gli indicatori più recenti delineano una prosecuzione della ripresa nella prima parte del 2016, sebbene a un tasso ancora modesto. Le aspettative delle imprese per il complesso del 2016 sono improntate a un moderato ottimismo, sebbene con le cautele dovute all’incertezza circa l’evoluzione del commercio mondiale e l’intensità della ripresa della domanda interna.

Nel 2015 la produzione industriale è leggermente cresciuta, sostenuta dal recupero della domanda interna. Si è invece interrotta l’espansione delle esportazioni, in atto dal 2010. Tra i settori, la crescita della meccanica è proseguita a ritmi elevati; anche il comparto dei beni per la casa (mobili ed elettrodomestici), in cui l’economia regionale è fortemente specializzata, ha conseguito risultati in moderato miglioramento, dopo quelli assai sfavorevoli degli anni precedenti che avevano contribuito al divario negativo tra l’economia marchigiana e quella italiana; l’attività dell’industria calzaturiera si è invece ridotta, penalizzata dall’ulteriore netto calo delle esportazioni in Russia.

Nel comparto immobiliare si è osservata un’accelerazione delle compravendite; la ripresa delle nuove costruzioni è stata però frenata dalla consistente mole di abitazioni invendute ereditata dagli anni della crisi. Il quadro congiunturale continua a migliorare nei servizi, dove gli esercizi commerciali beneficiano del progressivo recupero della spesa delle famiglie per l’acquisto di beni durevoli; il turismo ha riportato buoni risultati.

Il processo di accumulazione del capitale mostra segnali di rafforzamento, ma stenta ancora a collocarsi su uno stabile sentiero di crescita. In base all’indagine della Banca d’Italia sulle imprese industriali, nel 2015 gli investimenti sono aumentati, dopo che già nell’anno precedente si era arrestato il calo protrattosi quasi ininterrottamente dal 2008. I piani aziendali per il 2016 non prevedono però un’intensificazione del tasso di accumulazione, che rimane storicamente basso.

Nella parte finale dell’anno l’occupazione è cresciuta, beneficiando della ripresa dell’attività economica e dei recenti provvedimenti normativi, quali la riforma della disciplina dei rapporti di lavoro e, soprattutto, gli sgravi contributivi previsti per le nuove assunzioni. Si è avuta anche una ricomposizione delle assunzioni a favore dei contratti a tempo indeterminato. Il tasso di disoccupazione è diminuito, ma resta elevato nel confronto pre-crisi, soprattutto per alcune fasce della popolazione, quali i giovani e gli stranieri.

Dalla seconda metà del 2015 i prestiti bancari all’economia regionale si sono stabilizzati, ponendo termine a un calo triennale. Crescono i prestiti all’industria, specie alle imprese mediograndi e a quelle classificate come non rischiose; resta in flessione il credito ai comparti delle costruzioni e dei servizi e alle aziende di minori dimensioni. Per le famiglie, sono in ripresa le erogazioni di mutui per l’acquisto di abitazioni. Nel complesso, la dinamica dei prestiti riflette le migliorate condizioni di domanda e di offerta: queste ultime, in particolare, sono divenute più accomodanti a giudizio sia delle banche sia delle imprese, anche grazie all’orientamento espansivo della politica monetaria. In regione il miglioramento del quadro congiunturale non si è però ancora riflesso sulla qualità del credito: il tasso di ingresso in sofferenza permane su valori elevati, sia nel confronto storico sia rispetto alla media nazionale, risentendo dell’ulteriore deterioramento dei finanziamenti all’edilizia.

Nel 2015 il risparmio finanziario delle famiglie ha continuato a indirizzarsi verso i depositi bancari, la cui crescita ha però decelerato, e il risparmio gestito. Si stima che la ricchezza lorda delle famiglie marchigiane sia investita per circa sei decimi in attività reali e per quattro in attività finanziarie. Il portafoglio finanziario delle famiglie si caratterizza, nel confronto con l’intero Paese, per un maggiore peso delle componenti più liquide, quali i depositi e il circolante, e per una minore incidenza del risparmio gestito e delle azioni.

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