N. 5 - L'economia del VenetoRapporto annuale

Nel 2015 l’attività economica in Veneto è moderatamente cresciuta, sospinta dal consolidamento di consumi e investimenti e dallo sviluppo delle esportazioni che hanno beneficiato, in particolare, della crescita nelle economie avanzate. Il miglioramento è proseguito nel primo trimestre del 2016 sebbene, in prospettiva, il rallentamento delle economie emergenti potrebbe indebolire lo sviluppo delle vendite all’estero, componente che costituisce da tempo un importante volano per lo sviluppo dell’economia regionale.

La produzione industriale è aumentata per il secondo anno consecutivo; tuttavia durante la crisi non tutti i comparti manifatturieri del Veneto hanno mostrato segnali di vitalità e poco meno della metà di essi non ha recuperato i livelli pre-crisi in termini di fatturato o esportazioni. Nel 2015 la ripresa dei consumi e lo sviluppo dei flussi turistici dall’estero hanno favorito la crescita del commercio e del turismo. Il mercato immobiliare residenziale ha mostrato segni di ripresa e si è arrestata la prolungata fase recessiva del comparto edilizio che ha comunque ristagnato, anche a causa dell’ammontare ancora elevato degli immobili invenduti e del calo degli investimenti in opere pubbliche.

Il miglioramento della situazione congiunturale e l’aumento del grado di utilizzo della capacità produttiva hanno favorito l’accumulazione di capitale: nell’industria gli investimenti sono aumentati per il secondo anno consecutivo. Le previsioni formulate dagli imprenditori segnalano, per quest’anno, una stabilizzazione dell’attività di accumulazione. La redditività delle imprese è nel complesso migliorata: ne hanno beneficiato la capacità di autofinanziamento e la liquidità, con una conseguente attenuazione della domanda di credito.

La crescita dei volumi produttivi si è associata a una tenuta dell’occupazione dipendente che, nello scorcio dell’anno, ha mostrato una tendenza positiva, anche per effetto degli sgravi contributivi sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato. La quota di lavoratori part time e il ricorso alla cassa integrazione sono diminuiti. Anche il tasso di disoccupazione è diminuito e le condizioni economiche delle famiglie, significativamente peggiorate durante la crisi del debito sovrano, nel 2015 sono migliorate. La spesa per consumi e le compravendite immobiliari sono aumentate, beneficiando della diminuzione dei tassi d’interesse.

I prestiti bancari sono ancora lievemente diminuiti. La crescita di quelli alle famiglie consumatrici, sia dei mutui casa che del credito al consumo, non ha compensato la diminuzione di quelli alle imprese. Le condizioni di offerta di credito alle famiglie sono migliorate mentre quelle riservate alle imprese, pur beneficiando del calo dei tassi d’interesse indotto dall’espansione monetaria, si sono mantenute selettive, in particolare nei confronti delle imprese più rischiose.

La lunga recessione sperimentata dall’economia veneta ha determinato l’uscita dal mercato di numerose imprese, anche nel 2015, incidendo fortemente sulla rischiosità dei prestiti bancari. Ne è derivato un cambiamento nei criteri di selezione dei prenditori adottati dalle banche che sono divenuti più rigorosi, in particolare nella valutazione degli indici di bilancio delle imprese. D’altra parte la crisi ha selezionato le imprese caratterizzate da indici economico-finanziari migliori che, al contempo, hanno teso a riequilibrare la struttura finanziaria, con un aumento della quota di debiti a medio e a lungo termine e una diminuzione del grado di indebitamento (leverage).

Nel 2015 il miglioramento della situazione economica ha manifestato i primi segnali positivi sulla qualità del credito alle imprese, con una diminuzione del flusso dei nuovi prestiti deteriorati; lo stock di sofferenze è invece ancora aumentato per la riclassificazioni di prestiti già anomali. L’incidenza dei prestiti deteriorati permane su livelli particolarmente elevati nel settore delle costruzioni.

Nel 2015 la spesa corrente delle Amministrazioni locali è rimasta sostanzialmente invariata, dopo anni in cui la crescita era già risultata modesta, grazie al contenimento della spesa per il personale e di quella relativa al comparto sanitario, che ne rappresentano le componenti principali. La spesa per investimenti ha continuato a calare, proseguendo il trend negativo in atto dal 2010. Le entrate correnti degli enti territoriali sono rimaste stabili e la pressione fiscale locale sulle famiglie è lievemente aumentata, mantenendosi tuttavia al di sotto di quella media delle altre regioni a statuto ordinario. È proseguito il calo del debito delle amministrazioni locali del Veneto, la cui incidenza sul PIL rimane inferiore alla media nazionale.

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