n. 27 - L'economia del VenetoAggiornamento congiunturale

Nella prima parte del 2015 i livelli di attività nel comparto manifatturiero si sono ulteriormente rafforzati grazie alla ripresa della domanda interna e al positivo andamento dagli scambi con l’estero che hanno beneficiato della crescita nelle economie avanzate e dei guadagni di competitività indotti dal deprezzamento del cambio.

Il clima di maggiore fiducia circa la solidità della ripresa e condizioni di finanziamento più favorevoli hanno stimolato la spesa per investimenti che, nei giudizi degli operatori, è cresciuta anche nel 2015. Gli indicatori più recenti prefigurano la prosecuzione del miglioramento ciclico nella parte finale dell’anno e nei primi mesi del 2016 sebbene, in prospettiva, la dinamica del commercio mondiale potrebbe risentire dell’acuirsi di rischi al ribasso.

Il miglioramento si è progressivamente esteso al comparto dei servizi che ha beneficiato del lieve progresso dei consumi delle famiglie e della positiva stagione turistica. La lunga fase negativa del settore edile si sarebbe interrotta, anche se non emergono segnali di una svolta ciclica.

Nella prima parte dell’anno l’occupazione si è stabilizzata sui livelli raggiunti alla fine del 2014 e il tasso di disoccupazione è calato per effetto di una minore partecipazione al mercato del lavoro. Tra i lavoratori dipendenti è salita la quota di assunzioni a tempo indeterminato, favorite dagli sgravi contributivi introdotti dalla legge di stabilità per il 2015. Il ricorso alla Cassa integrazione guadagni e il numero di lavoratori coinvolti in crisi aziendali è ulteriormente calato.

Il calo dei prestiti alle imprese si è ulteriormente attenuato, grazie alla moderata ripresa della domanda di credito, in particolare per il finanziamento di investimenti, e alla stabilizzazione delle condizioni di offerta da parte delle banche. La ripresa congiunturale ha mostrato primi effetti positivi sulla rischiosità del credito, anche se resta elevata la consistenza dei crediti in sofferenza ereditati dalla lunga crisi. I prestiti alle famiglie sono tornati ad aumentare, seppure a ritmi modesti, grazie alla ripresa dei mutui per l’acquisto della casa, stimolati dal calo delle quotazioni immobiliari e dai bassi tassi di interesse.

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