Bollettino Economico n. 50 - 2007

Annunciata dalle crescenti difficoltà di due hedge fund statunitensi specializzati nel settore dei mutui sub-prime, in luglio si è accesa nel mercato dei mutui immobiliari americano una crisi che si è ripercossa rapidamente sui mercati finanziari, monetari e borsistici internazionali. Sono aumentati ovunque i premi per il rischio e la cautela degli intermediari nell'erogare il credito; sono caduti i corsi azionari e, soprattutto, gli scambi nel mercato monetario. Questi ultimi effetti sono stati contrastati dalla riserva federale statunitense, dalla Banca centrale europea e dalle autorità monetarie di altri paesi con iniezioni di liquidità; la riserva federale ha inoltre ridotto i tassi di riferimento. Ne è discesa un'attenuazione delle turbolenze.
Pur con ampliate incertezze, la crisi non sembra finora aver mutato nella sostanza la crescita attesa dell'economia mondiale, peraltro rivista al ribasso per il prossimo anno, su valori ora al di sotto del 5 per cento, dai principali previsori. Negli Stati Uniti, epicentro della crisi, l'impatto sarebbe più consistente, con una revisione al ribasso della dinamica attesa del PIL a circa il 2 per cento. Rimarrebbe pressoché intatto l'impulso impresso alla crescita mondiale dai paesi emergenti.
In base ai più recenti indicatori congiunturali, dopo il rallentamento registrato nel secondo trimestre, l'attività produttiva nell'area dell'euro avrebbe accelerato in estate. Secondo le più recenti valutazioni della Banca centrale europea, la crescita economica dell'area nel 2008 resterebbe prossima a quella potenziale.
Dopo il rallentamento del primo trimestre, in primavera il PIL in Italia ha ristagnato. In presenza di una sostanziale invarianza del tasso di cambio reale e diversamente da quanto registrato negli altri paesi dell'area dell'euro, le esportazioni hanno continuato a flettere, risentendo della decelerazione dell'attività produttiva nei nostri principali mercati di sbocco. Beneficiando della ripresa del reddito disponibile dopo la stasi dell'ultimo biennio, i consumi delle famiglie hanno mantenuto in entrambi i trimestri una crescita di poco inferiore al 3 per cento su base annua.
Gli investimenti fissi hanno rallentato seguendo il profilo del PIL. Nella prima metà dell'anno la crescita della domanda interna è rimasta debole, soprattutto a causa del freno esercitato dal contributo negativo delle scorte, presumibilmente da ricondurre alle incertezze sulla forza della ripresa che si sono andate addensando nel corso del periodo.
Nel secondo trimestre, il numero delle persone occupate ha accelerato, anche per un effetto statistico dovuto alla registrazione fra gli occupati dei non residenti.
Il quadro inflazionistico rimane nell'insieme favorevole grazie alle limitate pressioni dal lato della domanda, all'apprezzamento dell'euro e a una dinamica salariale complessivamente moderata. Nell'industria in senso stretto la flessione della produttività e l'incremento del costo del lavoro unitario - sospinto dal pagamento di alcune tranches contrattuali - hanno determinato nel primo semestre dell'anno un aumento del CLUP del 2,8 per cento rispetto ai sei mesi precedenti.
Secondo nostre stime preliminari, in estate si sarebbe registrata una lieve accelerazione dell'attività produttiva. I principali previsori indicano ora per l'economia italiana tassi medi di crescita al di sotto del 2 per cento nel 2007 e tra l'1,3 e l'1,5 per cento nel 2008.
L'esposizione dei maggiori gruppi bancari italiani verso il settore dei mutui sub-prime americani appare limitata. Le grandi banche italiane che partecipano alla Bank Lending Survey dell'Eurosistema segnalano di aver incontrato difficoltà nel corso degli ultimi tre mesi nel reperimento di fondi sui mercati monetario e obbligazionario e prospettano un moderato irrigidimento delle condizioni di offerta del credito nell'ultima parte dell'anno. Gli indicatori di rischiosità del credito hanno registrato una lieve flessione e continuano a mantenersi su livelli molto contenuti rispetto al passato.
Come nelle altre principali piazze internazionali, le quotazioni azionarie in Italia, in calo dalla fine di luglio a seguito della crisi del mercato dei prodotti del credito strutturato, sono in via di recupero dall'inizio di settembre.
Dal 2006 la situazione dei conti pubblici ha segnato un progressivo miglioramento per effetto del forte aumento del gettito fiscale, connesso anche con il recupero di aree di evasione ed elusione. Nel 2007 la pressione fiscale supererà di due punti percentuali quella del 2005. Nel 2008 rimarrà stabile, su un livello relativamente elevato nel confronto internazionale. Nel corso del 2007 le entrate inattese sono state in larga parte utilizzate per finanziare aumenti di spesa. Scelte analoghe caratterizzano la manovra di bilancio per il 2008, che accresce il disavanzo rispetto al suo valore tendenziale.
Dopo il forte miglioramento conseguito nel 2006, i progressi nella riduzione degli squilibri di bilancio sono modesti. La riduzione dell'indebitamento netto al di sotto del 3 per cento del PIL pone le basi per la chiusura della Procedura per i disavanzi eccessivi nei confronti dell'Italia; gli interventi necessari per raggiungere il pareggio sono rinviati al triennio 2009-2011.
Nel biennio 2007-08 l'incidenza della spesa primaria corrente sul PIL rimane costante sui valori massimi degli ultimi decenni. Il contenimento della spesa primaria corrente è il problema centrale della finanza pubblica italiana. L'avvio dell'attività di revisione della spesa pubblica, la riforma del bilancio, il potenziamento dei meccanismi di responsabilizzazione degli enti decentrati sono strumenti importanti per migliorare l'utilizzazione delle risorse nel settore pubblico. Gli studi diffusi dal ministero dell'Economia e delle finanze mostrano che vi sono ampi margini per ottenere risparmi senza compromettere il conseguimento degli obiettivi fondamentali dell'azione pubblica.

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