Bollettino economico BCE, n. 7 - 2015

L’attività economica mondiale è rimasta moderata nel terzo trimestre del 2015, con notevoli divergenze tra le principali economie. La crescita sembra aver perso slancio negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dopo il rafforzamento dell’attività economica osservato nel secondo trimestre, e ha continuato a evidenziare un ritmo relativamente modesto in Giappone. In Cina i dati per il terzo trimestre restano coerenti con un graduale rallentamento dell’economia. Quanto ai paesi emergenti, il passato calo dei prezzi delle materie prime ha indotto un andamento divergente della crescita tra importatori ed esportatori di tali prodotti. L’interscambio internazionale rimane debole, mentre l’inflazione complessiva a livello mondiale si è stabilizzata su valori contenuti negli ultimi mesi.

I mercati finanziari dell’area dell’euro hanno continuato a mostrare una certa volatilità. I rendimenti sui titoli di stato si sono ridotti considerevolmente in tutti i paesi dell’area, con un calo dall’inizio di settembre di circa 30 punti base per i rendimenti a dieci anni ponderati rispetto al PIL, che il 21 ottobre si collocavano all’1,16. Le quotazioni azionarie dell’area dell’euro registravano un aumento del 2 per cento circa alla fine del periodo, malgrado qualche significativa oscillazione e un  temporaneo calo del 6 per cento circa. Il tasso di cambio effettivo dell’euro si è mantenuto sostanzialmente stabile.

Pur a fronte di un contesto esterno meno favorevole, procede la ripresa economica dell’area dell’euro, sempre più sorretta da fattori interni, in particolare dai consumi privati. Nel secondo trimestre del 2015 il PIL in termini reali è salito dello 0,4 per cento sul periodo precedente, dopo un incremento dello 0,5 per cento nel primo. Gli indicatori più recenti segnalano un ritmo di crescita pressoché simile nel terzo trimestre. In prospettiva, la ripresa economica dovrebbe continuare, benché attenuata da una domanda esterna più debole delle attese. La domanda interna dovrebbe essere ulteriormente sostenuta dalle misure di politica monetaria della BCE e dal loro impatto favorevole sulle condizioni finanziarie, nonché dai progressi compiuti sul fronte del risanamento dei conti pubblici e delle riforme strutturali. Inoltre, il calo dei prezzi del petrolio dovrebbe corroborare il reddito disponibile reale delle famiglie e la redditività delle imprese, fornendo sostegno ai consumi privati e agli investimenti. Nondimeno, i rischi per le prospettive di crescita dell’area dell’euro restano orientati verso il basso, riflettendo in particolare una maggiore incertezza riguardo all’evoluzione delle economie emergenti, potenzialmente in grado di esercitare ulteriori effetti sulla crescita mondiale e sulla domanda esterna di esportazioni dell’area dell’euro. La maggiore incertezza che si è manifestata di recente negli andamenti dei mercati finanziari potrebbe avere ricadute negative anche sulla domanda interna dell’area.

In seguito alla diminuzione dei corsi energetici, l’inflazione complessiva è tornata in territorio negativo a settembre, collocandosi al - 0,1 per cento; l’inflazione armonizzata al netto della  componente energetica si è invece mantenuta stabile allo 0,9 per cento. Sulla base delle  informazioni disponibili e dei prezzi correnti dei contratti future sul greggio, l’inflazione sui dodici mesi misurata sullo IAPC dovrebbe rimanere molto bassa nel breve periodo per poi aumentare al volgere dell’anno, soprattutto per gli effetti base connessi al calo delle quotazioni petrolifere al termine del 2014.

L’inflazione, secondo le previsioni, salirebbe ancora nel corso del 2016 e del 2017, sostenuta dall’atteso recupero dell’economia, dalla trasmissione di precedenti cali del tasso di cambio dell’euro e dall’ipotesi, incorporata nei contratti future, di corsi petroliferi lievemente più elevati nei prossimi anni. Tuttavia, vi sono rischi, derivanti dalle prospettive economiche e dagli andamenti dei mercati finanziari e delle materie prime, che potrebbero ulteriormente rallentare la ripresa graduale  dell’inflazione verso livelli più prossimi al 2 per cento.

Nonostante una certa moderazione, ad agosto l’espansione dell’aggregato monetario ampio si confermava vigorosa e continuava a essere trainata dalle componenti più liquide. È cresciuta ancora una volta l’importanza delle fonti interne di creazione della moneta, anche per effetto delle misure non convenzionali di politica monetaria della BCE. Si sono evidenziati un perdurante ridimensionamento delle passività finanziarie a più lungo termine e un incremento dei flussi di credito, andamento quest’ultimo riconducibile all’impatto del programma ampliato di acquisto di attività (PAA).

Nel contempo, la dinamica dei prestiti continua a segnare un graduale recupero, ancorché frenata in alcuni paesi. I tassi sui prestiti bancari alle società non finanziarie si sono ulteriormente ridotti in agosto: un miglioramento al quale hanno contribuito in maniera notevole le misure non convenzionali della BCE. Inoltre, dall’indagine di ottobre 2015 sul credito bancario nell’area dell’euro emerge che le variazioni dei criteri di affidamento e la domanda di prestiti continuano a sostenere una ripresa della crescita del credito.

Nella riunione del 22 ottobre 2015, sulla base della consueta analisi economica e monetaria e in linea con le indicazioni prospettiche (forward guidance), il Consiglio direttivo ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della BCE. Per quanto riguarda le misure non convenzionali di politica monetaria, gli acquisti di attività procedono in maniera regolare e continuano ad avere un impatto favorevole sul costo e sulla disponibilità del credito a imprese e famiglie. Il Consiglio direttivo ha messo in evidenza la necessità di analizzare approfonditamente l’intensità e la persistenza dei fattori che attualmente rallentano il ritorno dell’inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio periodo. I rischi per le prospettive di inflazione sono tenuti sono attenta osservazione dal Consiglio direttivo. Il grado di accomodamento monetario sarà pertanto riesaminato nella riunione di politica monetaria di dicembre, quando saranno disponibili le nuove proiezioni macroeconomiche degli esperti dell’Eurosistema.

Il Consiglio direttivo ha ribadito la propria volontà e capacità di agire ricorrendo a tutti gli strumenti disponibili nell’ambito del proprio mandato se necessario per mantenere il grado appropriato di accomodamento monetario. In particolare ha rammentato che il PAA è dotato di flessibilità sufficente da poterne adeguare dimensioni, composizione e durata oltre ad affermare che nel frattempo gli acquisti mensili di attività per 60 miliardi di euro continueranno a essere effettuati per intero. Secondo le intenzioni, saranno condotti sino alla fine di settembre 2016, o anche dopo se necessario, e in ogni caso finché il Consiglio direttivo non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi, coerente con l’obiettivo della BCE di conseguire tassi di inflazione inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine.

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