Deliberazioni del Consiglio Superiore sulle retribuzioni e i compensi del personale e dei membri del Direttorio della Banca d'Italia

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Il Consiglio Superiore della Banca d’Italia, nella riunione del 30 ottobre 2014, ha esaminato le retribuzioni e i compensi del personale della Banca e dei membri del Direttorio, alla luce del decreto legge n. 66/2014, convertito nella legge 23 giugno 2014 n. 89, art. 13, che fissa in 240.000 euro il limite al trattamento economico annuo di chiunque riceva, a carico delle finanze pubbliche, emolumenti o retribuzioni nell’ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con Pubbliche amministrazioni o con società partecipate dalle stesse (inclusi i componenti degli organi di amministrazione, direzione e controllo). Il decreto prevede che la Banca d’Italia – nell’ambito della propria autonomia organizzativa e finanziaria – tenga conto di questi principi.

Il Consiglio si è avvalso dell’analisi preliminare svolta nei mesi scorsi dal Comitato Remunerazioni, composto da tre membri del consesso.

Il Consiglio ha innanzitutto rilevato come il Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea assegni alle Banche centrali nazionali dell'Eurosistema piena indipendenza istituzionale e finanziaria e ai membri dei loro organi decisionali piena indipendenza personale. Il principio dell’indipendenza finanziaria è anche parte dell’ordinamento nazionale per espressa previsione dell’art 4, comma 1, del dl n.133/2013, convertito con legge n. 5/2014. Esso implica, in particolare, che le spese di funzionamento della Banca d'Italia, incluse le remunerazioni del suo personale e dei membri del Direttorio, non sono a carico delle finanze pubbliche.

Il Consiglio ha preso atto del parere rilasciato il 26 maggio 2014 dalla Banca centrale europea (BCE), su richiesta del Ministero dell’Economia e delle Finanze, riguardo all'applicabilità alla Banca d'Italia del decreto legge n. 66/2014.

I punti principali di quel parere, già presenti in numerosi pareri rilasciati in passato dalla BCE con riferimento ad altri paesi dell’area dell’euro, sono i seguenti:

  • l’autonomia in materia di personale costituisce parte integrante del principiodi indipendenza finanziaria delle Banche centrali nazionali (BCN); in forza ditale principio, gli Stati membri non possono pregiudicare la capacità di unaBCN di assumere e mantenere il personale qualificato per lo svolgimento delle proprie funzioni. Per il principio di indipendenza finanziaria, qualunque norma di contenimento di spesa rivolta alla Banca d’Italia va intesa come atto di indirizzo e non come regola cogente;
  • spetta alla Banca d’Italia valutare l’eventuale applicazione del tetto dei 240.000 euro, senza pregiudizio per l’autonomia in materia di gestione del proprio personale, al fine di preservare la capacità di esercitare le suefunzioni in modo indipendente;
  • per i membri del Direttorio, in particolare, linee guida di riduzione delle retribuzioni possono valere solo per il futuro, non per i mandati in corso di svolgimento. Diversamente, esse possono costituire un mezzo di impropriapressione politica, alterando, tra l’altro, le condizioni esistenti all’atto della nomina;
  • qualunque risparmio di spesa, pur autonomamente deciso e attuato, non può essere devoluto al bilancio pubblico, poiché ciò infrangerebbe il divieto di finanziamento monetario sancito dall'art. 123 del Trattato.

Il Consiglio ha quindi esaminato dapprima le retribuzioni del personale della Banca e ha rilevato come il problema di un’eventuale applicazione del tetto dei 240.000 euro di fatto non si ponga, visto che le retribuzioni complessive imponibili dei dipendenti della Banca – peraltro oggetto di contrattazione collettiva - rientrano tutte entro quel valore. In particolare, le retribuzioni complessive imponibili per il grado gerarchico massimo di Funzionario generale (in tutto 10 dirigenti) sono state ricomprese nel 2013 – escludendo il solo compenso per prestazioni oltre l’orario di lavoro contrattuale (in media 22.000 euro) – fra i 188.000 e i 217.000 euro.

Il Consiglio ha comunque sottolineato come la Banca d’Italia svolga prevalentemente funzioni che trascendono i confini nazionali, in quanto integrate con quelle dell’Eurosistema. Il Consiglio ritiene pertanto che l’Istituto debba mantenere la capacità di attrarre i migliori giovani che si affacciano al mondo del lavoro, anche offrendo retribuzioni competitive su scala internazionale, pena una perdita di autorevolezza all’interno dell’Eurosistema.

Il Consiglio ha quindi espresso l’avviso, nel rispetto delle procedure negoziali esistenti in Banca, di confermare le politiche di selezione, formazione e retribuzione finora perseguite per salvaguardare il tenore qualitativo della compagine e assicurare che i compiti istituzionali all’interno dell’Eurosistema siano svolti in modo efficace e competitivo.

Il Consiglio ha infine indicato la necessità di proseguire nell'azione di contenimento della dinamica del monte retributivo complessivo, anche con un attento governo del turn-over.

Riguardo ai compensi dei membri del Direttorio della Banca d’Italia, il Consiglio ha preliminarmente osservato come essi siano ex lege anche componenti del Direttorio integrato dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (IVASS), compito per il quale non ricevono alcun compenso, e rivestano nel contesto europeo la più ampia estensione di competenze sul piano istituzionale: nell’Eurosistema, sono corresponsabili della politica monetaria e della vigilanza bancaria; in Italia, sono responsabili della vigilanza sugli intermediari finanziari non bancari e, come già ricordato, sul settore assicurativo, e svolgono delicati compiti in materia di antiriciclaggio, protezione dei consumatori di servizi finanziari, sistema dei pagamenti.

Il Consiglio ha osservato che un confronto preciso di livelli retributivi con gli organi di vertice delle principali banche centrali dell’Eurosistema è reso difficile anche dalla riservatezza di queste ultime in materia, diversamente dalla Banca d’Italia che pubblica dati individuali e onnicomprensivi.

Ad esempio, la Banca di Francia comunica solo il dato relativo al totale dei compensi dei propri organi di vertice, pari a 3,1 milioni di euro (Rapporto annuale sul 2013, pag. 125).

La BCE diffonde i soli stipendi base dei sei membri dell’Executive Board (378.240 euro per il Presidente, 324.216 euro per il Vice Presidente, 270.168 euro per gli altri membri), ma precisa che a quelle cifre vanno aggiunte indennità di residenza e rappresentanza (di cui viene fornito solo il totale, pari a 527.000 euro, in media poco meno di 90.000 euro a testa) oltre a speciali assegni e indennità di cui non è noto l’ammontare (Rapporto annuale sul 2013, pagg. 245-246). Il trattamento fiscale è quello in uso negli organismi dell’Unione europea, sicché gli importi netti sono più alti nel confronto con le banche centrali nazionali.

La Bundesbank pubblica invece dati presumibilmente onnicomprensivi: 418.146 euro per il Presidente, 333.495 euro per il Vice presidente e 250.377 euro per gli altri membri del Board (Rapporto annuale sul 2013, par. “Staff costs”). Va peraltro ricordato che essa svolge solo talune funzioni di vigilanza bancaria e nessuna di vigilanza assicurativa: in questi compiti è impegnata un’altra istituzione, la Bafin, che ha un proprio Consiglio di cinque persone, i cui compensi non sono noti.

Alla luce degli elementi di cui sopra, il Consiglio Superiore, ritenendo comunque opportuno condividere lo sforzo di contenimento in atto nel Paese delle remunerazioni di chi ha incombenze pubbliche, ha modificato il compenso onnicomprensivo lordo per le cariche di:

  • Governatore, in 450.000 euro (dai 758.000 di tre anni fa, poi ridotti a 550.000, decurtati a 495.000 per il biennio 2013-14),
  • Direttore generale, in 400.000 euro (dai 593.000 di tre anni fa, poi ridotti a 500.000, decurtati a 450.000 per il biennio 2013-14),
  • Vice Direttore generale, in 315.000 euro (dai 441.000 di tre anni fa, poi ridotti a 350.000, decurtati a 315.000 per il biennio 2013-14).

Stanti i principi ricordati dalla BCE nel citato parere, la rideterminazione dei compensi si applicherà solo ai futuri membri del Direttorio. I relativi risparmi, essendone come detto vietata la devoluzione al bilancio pubblico, affluiranno in quello della Banca.

Il Consiglio ha da ultimo rivolto la sua attenzione al complesso delle spese di funzionamento dell’Istituto.

Il Consiglio ha rilevato come sia da tempo in atto in Banca d’Italia un’opera di razionalizzazione organizzativa e di contenimento della spesa: rispetto al 2009, sono stati ridotti del 7 per cento il numero dei dipendenti, del 14 per cento in termini reali i costi operativi, del 25 per cento quelli relativi alla rete delle filiali; il numero di queste ultime è sceso da 97 a 58; 31 delle rimanenti sono state trasformate in unità leggere e specializzate. Tutto ciò in presenza di un aumento dei compiti e della loro complessità.

Il Consiglio superiore ha espresso l’avviso che la Banca debba proseguire in quest'opera di razionalizzazione e ricerca dell'efficienza.

Apprese queste deliberazioni del Consiglio, Il Governatore, il Direttore Generale e i tre Vice Direttori Generali hanno espresso autonomamente la volontà di adeguare immediatamente i propri compensi ai nuovi importi stabiliti per i futuri membri del Direttorio, per tutta la durata dei rispettivi mandati.