Indagine sul costo dei conti correnti nel 2012

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La Banca d’Italia svolge con cadenza annuale una indagine sull’onerosità dei conti correnti delle famiglie.

Diversamente da analoghe rilevazioni, le quali si basano sulle condizioni pubblicizzate nei prospetti informativi o contenute in altra documentazione pre-contrattuale (1), quella condotta dalla Banca d’Italia prende in considerazione gli oneri e le commissioni – diversi dagli interessi – effettivamente addebitati, nel corso del 2012, sugli estratti conto della clientela.

L’indagine è stata condotta su un campione composto da oltre 12.000 clienti – distribuiti su 639 sportelli di 200 banche e 24 dipendenze di BancoPosta – selezionati in modo da conseguire una rappresentatività statistica adeguata per ampiezza, tipologia e area socio-demografica. I risultati indicati nel rapporto sono stati calcolati utilizzando un appropriato sistema di ponderazione al fine di rapportare le stime campionarie alla popolazione (2).

Nel 2012 la spesa media per la gestione di un conto corrente è stata di 103,8 euro, 4,1 euro in meno rispetto all’anno precedente e 6,7 in meno rispetto al 2010.

In particolare, si sono ridotti gli oneri fissi, tra cui i canoni, e quelli corrisposti in caso di affidamenti e di scoperti di conto; vi è stata anche una contrazione del numero di operazioni effettuate. Per contro, invece, si è osservato un aumento delle commissioni, principalmente per le operazioni effettuate allo sportello.

Le spese variabili – che rappresentano quasi un terzo del totale - sono cresciute di 1,3 euro, in particolare nelle componenti delle “altre spese variabili” (che includono, tra l’altro, le commissioni per pagamento di imposte e tasse, emissione assegni, versamenti in ogni forma, richieste di elenco movimenti) e del costo medio dei bonifici. Si sono invece ridotte le spese per prelievi presso ATM, le spese di scrittura e quelle per i servizi automatici e continuativi di pagamento. La crescita delle commissioni unitarie ha comportato un aumento del costo medio per operazione da 1,5 a 1,8 euro.

L’ammontare delle spese fisse spiega gran parte della variabilità nei livelli dei costi osservata tra i correntisti; in particolare, sono maggiormente onerosi i conti aperti da diversi anni e raramente rinegoziati.

Le commissioni pagate sugli affidamenti, al netto degli interessi, sono lievemente aumentate rispetto al 2011; sono invece diminuite sensibilmente quelle corrisposte sugli sconfinamenti dei fidi e sugli scoperti di conto corrente. Parte della riduzione può essere dovuta all’entrata a regime ad ottobre 2012 delle disposizioni sulla remunerazione degli affidamenti e degli sconfinamenti (introduzione della commissione per la messa a disposizione dei fondi negli affidamenti e della commissione di istruttoria veloce negli sconfinamenti, divieto della commissione di massimo scoperto). Nel confronto con il passato va tenuto conto della difficoltà di raccordo tra vecchie e nuove commissioni e del ridotto periodo di osservazione; l’indagine del prossimo anno dovrebbe fornire risultati più certi sull’impatto delle nuove norme.

Circa un terzo dei conti presenta una spesa effettiva superiore rispetto all’Indicatore Sintetico di Costo (ISC) (3) pubblicizzato, con un onere, a fine anno, aggiuntivo rispetto a quanto indicato nei fogli informativi in media pari a 68 euro. Si tratta di conti la cui tipologia non sembra coerente con l’operatività del cliente; in molti casi sarebbe possibile conseguire un risparmio di spesa accedendo, sempre che sia disponibile, presso la stessa banca o altri intermediari, ad un nuovo contratto con una struttura di costi maggiormente bilanciata rispetto al numero e al tipo di operazioni svolte. La quota di conti per cui la spesa sostenuta è superiore all’ISC preventivato (e quindi è opportuno valutare la disponibilità di prodotti alternativi meno onerosi) è più elevata per i profili socio-demografici dei “pensionati” e delle “famiglie a elevata operatività”.

La presenza di conti per i quali il costo effettivamente sostenuto dal cliente è superiore all’ISC non sminuisce l’importanza di quest’ultima misura a fini della comparazione tra i costi proposti dai diversi operatori, prima della sottoscrizione del contratto. Il confronto successivo tra costi effettivi e ISC rappresenta poi un utile strumento per i consumatori al fine di valutare l’adeguatezza dei contratti in essere rispetto alle loro reali esigenze operative.

Un resoconto dettagliato dei risultati dell’indagine, completo di un’appendice sulla costruzione del campione e sul calcolo delle stime, è stato pubblicato su questo sito.

(1) Tali indagini si basano sulle condizioni contrattuali pubblicizzate dalle banche e su una o più ipotesi di utilizzo dei conti da parte di clienti-tipo. La qualità dei risultati dipende dalla verosimiglianza delle caratteristiche operative dei clienti teorici e dalla corretta individuazione dei contratti che tali clienti andrebbero a scegliere (ad es. un cliente che svolge un elevato numero di operazioni tende in genere a preferire conti con un canone fisso e limitati costi variabili e viceversa). In alcuni casi, tali indagini hanno l’obiettivo di evidenziare gli oneri massimi applicabili dalle banche e non le spese medie.

Le indagini condotte dai fogli informativi presentano il vantaggio, a fronte di un minore realismo dei risultati, di poter essere svolte più volte in corso d’anno, in via preventiva e sulla base delle condizioni più aggiornate. Gli svantaggi sono di non consentire una valutazione delle spese medie della popolazione e di dover necessariamente semplificare la dinamica degli oneri applicati dalle banche, che può modificarsi nel corso dell’anno in base alla concreta operatività dei clienti (ad es. spesso non si tiene conto dell’impatto dei conti con un forfait di transazioni gratuite o stipulati a seguito di convenzioni con il datore di lavoro o con penalizzazioni crescenti in caso di scoperti e altre operazioni ad elevato rischio).

Infine, la Banca d’Italia pone particolare cura nel mantenere un’elevata continuità metodologica tra le successive indagini annuali, in modo da garantire la sostanziale comparabilità dei risultati. Eventuali affinamenti sono introdotti solo per accrescere la rappresentatività del campione e ottenere maggiori dettagli informativi. Non sempre le indagini basate sulle condizioni contrattuali ex-ante assicurano la piena confrontabilità delle ipotesi applicate anno su anno e la rappresentatività statistica delle medesime ipotesi rispetto alla popolazione dei conti e dei clienti.

(2) Il sistema di ponderazione consente di migliorare la rappresentatività delle stime e accrescere la comparabilità con gli anni passati. I risultati sono pienamente confrontabili con le stime provvisorie diffuse nei mesi scorsi, calcolate come medie del campione non pesate, sia nei livelli (ad esempio, con l’introduzione della ponderazione la spesa media di gestione passa da 101,4 a 103,8 euro) sia nelle variazioni annuali, confermando la tendenza decrescente in corso. L’appendice statistica del rapporto consente un confronto dettagliato tra le varie tipologie di stima.

(3) L’ISC offre una sintetica misura del costo totale del finanziamento, basato su diversi profili teorici di utilizzo. Ai sensi delle vigenti disposizioni di legge l’ISC va riportato sul contratto e sul documento di sintesi per le seguenti categorie di operazioni: mutui, anticipazioni bancarie, altri finanziamenti. Il calcolo dell’ISC è descritto nell’Allegato 5 delle Disposizioni di vigilanza in materia di trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari.

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